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Tutti lo mollano: Di Pietro è morto

Il leader Idv imbarazza Bersani e Vendola, che lo definiscono "alla deriva". E anche Grillo non si alleerà con lui: nel 2013 potrebbe sparire dal Parlamento

Giulio Bucchi
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Tonino, ti ricordi della foto di Vasto? Bene, puoi buttarla nel cestino. Perché chi stringeva la mano ad Antonio Di Pietro nel settembre 2011, cioè Pierluigi Bersani e Nichi Vendola, oggi si tira indietro. Una mano l'hanno nascosta dietro la schiena e con l'altra tirano ceffoni al leader Idv: "Alla deriva, propagandista, esasperato", giusto tre epiteti che l'ex pm s'è guadagnato in pochi minuti questa mattina, dopo l'incontro tra i segretari di Pd e Sel. La grande alleanza della sinistra è finita, se mai fosse cominciata. Certo, a maggio Vendola (con Di Pietro al suo fianco) chiedeva a gran voce gli stati generali a Bersani, pena la fine di ogni progetto elettorale. Passati un paio di mesi, Nichi a Tonino preferisce addirittura quel bigotto e omofobo di Pierferdinando Casini. Strani, i giri della sinistra italiana. E così per il governatore della Puglia Di Pietro è come Fini, estraneo al "polo della speranza" bersaniano (che somiglia tanto all'Ulivo). Rischio sbarramento - E ora Di Pietro cosa farà? Fino a qualche settimana fa si parlava di un asse dei non allineati tra Sel, Idv, e Movimento5Stelle. Se non che lo stesso Beppe Grillo ha preferito precisare che "alle prossime politiche non faremo alleanze". Tutti per la propria strada. Ma l'impressione è che nel gran ballo delle intese e degli inciuci solo Di Pietro rimarrà senza seggiola. Con in più una preoccupazione concreta: se si farà la legge elettorale e passeranno sbarramenti severi (al 4 o al 5%), Italia dei Valori rischia seriamente di restare fuori dal Parlamento. Più che ammanettato, sarebbe un Di Pietro morto.  

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