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Giorno della verità: Draghi non salva l'euro

A mezzogiorno si è riunito il consiglio direttivo della Bce: Mario non ha tradotto in fatti il suo ottimismo sul futuro dell'eurozona

Lucia Esposito
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Giovedì due agosto è stato uno dei giorni della verità. Le aspettative erano altissime per la riunione del Consiglio direttivo della Banca centrale europea che si è tenuta a mezzogiorno, sotto lo sguardo attento e preoccupato dei mercati e della politica. Mario Draghi avrebbe dovuto tradurre in fatti le parole ottimistiche della settimana scorsa,  quelle affermazioni sulla determinazione di Francoforte a salvare l'euro. Parole che avevano placato gli spread e dato fiato ai mercati. Ma la conferenza tenuta da Draghi è stata come una doccia gelata: la prova del nove è fallita, hanno vinto i governi rogoristi e i falchi vicini alla Bundesbank, la banca centrale tedesca presieduta da Jens Weidmann che per ben due volte (l'ultima mercoledì primo agosto), è intervenuta per ribadire che la Banca centrale non deve oltrepassare il proprio mandato. Il timore degli analisti si è verificato: non è stato annunciato nessun maxi acquisto di titoli sovrani di paesi sotto tiro (se non sul mercato secondario, come già avveniva). Vince la Bundesbank, Draghi alza bandiera bianca: "La Bce non si può sostituire ai governi". Il governatore ha spiegato come debbono essere questi ultimi a concedere la licenza bancaria all'Eurotower. Le sue parole, per quanto lui le abbia edulcorante, per quanto volessero essere rassicuranti, sono stato di fatto troppo poco chiare (a quali "misure non convenzionali" si riferiva, ha aggiunto, lo spiegherà soltanto nelle prossime settimane). Come risultato i mercati sono caduti nel panico.  Rischi e timori - Così, come la settimana scorsa le sue parole avevano crollare lo spread, subito dopo la sua conferenza stampa del pomeriggio del 2 agosto, il differenziale tra Btp e bund è schizzato vicino ai 480 punti. I mercati si aspettavano più di un "rinvio" ai governi, Draghi è stato costretto a piegarsi al rigorsimo e a ripiegare su misure meno incisive rispetto a quelle attese (acquisti di Bond in asta in primis e, per i più "ottimisti", la licenza bancaria). Se Draghi avesse tirato troppo la corda avrebbe rischiato di rompere con la Bundesbank e con Berlino, ma parlando di misure più timide rispetto a quelle che aveva spavaldamente annunciato ("la Bce farà tutto quello che è necessario per salvare l'euro e, credetemi, sarà sufficiente") lo spread è tornato a schizzare verso l'altro. L'Europa non ha un bazooka per combattere la speculazione, il paracadute non è ancora aperto. In attesa della riunione, le Borse europee avevano aperto in modo piatto: le Piazze europee erano moderatamente positive. Dopo le parole di Draghi, il crollo verticale.

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