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Berlusconi dichiara guerra a Casini: rubargli i voti con gli ex Dc

La strategia del Cav: "Pier è con Vendola, la sua svolta a sinistra ci favorisce. Questo è il momento di prenderci i cattolici"

Giulio Bucchi
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di Salvatore Dama «Che moderati sono, quelli di Casini, se si alleano con Vendola?». Abituatevi a questo refrain, perché sarà il motivo dominante della campagna elettorale di Silvio Berlusconi. Che sta organizzando la sua controffensiva alle mosse del leader dell'Udc. Negli ultimi giorni il Cavaliere ha ricevuto a Palazzo Grazioli diversi postDc che sono o che orbitano nell'area del Pdl. A loro ha affidato lo stesso compito che Pier ha dato a Beppe Pisanu: organizzare gli scudocrociati del centrodestra. Ma mentre l'ex ministro dell'Interno deve traghettarli nel nuovo partito di Casini, la missione berlusconiana va nel senso opposto: puntellare l'area moderata del Popolo della libertà e rimanere il riferimento italiano del Ppe. Dal quale Silvio chiederà ufficialmente che venga espulso Casini: «Chi stringe accordi elettorali con i comunisti non ha niente a che vedere con i popolari europei», la motivazione. La Lega dice no - Ma, sul fronte delle alleanze, ieri è stata una giornata difficile per via dell'Umiltà. Angelino Alfano ha strizzato di nuovo l'occhio alla Lega: «Crediamo che le condizioni per un accordo con la Lega Nord ci siano. Sarebbe un errore grave che una divisione tra noi e il Carroccio consegnasse il Nord al centrosinistra», annuncia il segretario del Pdl. Ma i Lumbard non ne vogliono sapere. «Perché», come dice Roberto Calderoli, «con il sostengo a Monti, il Pdl rientra a pieno titolo tra i “partiti delle tasse”». E anche Matteo Salvini chiude la porta: «Nove su dieci correremo da soli. Berlusconi non è il nuovo: abbiamo già donato un sacco di sangue alleandoci con lui, portando a casa poco e niente. Quindi, a un “Berlusconi quater” diciamo: “No, grazie”». «Noi i moderati» - Pure Alfano si rassegna all'addio di Casini: «Avremmo voluto organizzare un'area moderata in Italia, ma Casini ha scelto di allearsi con Bersani e la sinistra», si lamenta l'ex Guardasigilli. Franco Frattini invece ancora ci spera: «A dirla tutta, al momento vedo ancora larghe convergenze con Casini». Ma è lo stesso Pier a chiudere la porta.  Con Gianfranco Fini sta organizzando la discesa in campo di un nuovo contenitore di moderati che raccolga l'eredità del governo Monti. Un lascito che non sarà solo ideale ma che comprenderà alcuni ministri del governo dei tecnici e il programma, di rigore e di convergenza sui parametri europei, del governo Monti. Per farlo Casini e Fini sono disposti anche a farsi da parte, sciogliendo, tra settembre e ottobre, i rispettivi partiti. E per far convergere elettori ed apparati nella “nuova cosa”, nel nuovo contenitore da consegnare nelle mani di una figura tutta nuova: che sarà l'attuale ministro dello Sviluppo Corrado Passera o l'ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, passando per il sostegno del presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo e del leader della Cisl, Raffaele Bonanni. Tutti insieme potrebbero confluire nel nuovo contenitore, modello lista-civica-nazionale. «Nell'area moderata c'ero prima di Angelino Alfano e ci rimarrò dopo. Mi dispiace piuttosto che dopo tanti buoni propositi abbiano deciso loro di tornare a Berlusconi...», così Casini risponde ad Alfano. Tra loro è finita. Forse.  

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