Cerca
Cerca
+

Se le vignette di "Libero"mandano in crisi la Merkel

Il Cav bastona Angela: visti da Benny

L'allarme di "Repubblica": Angela teme il ritorno di Berlusconi e dei giornali che la raffigurano come Adolf Hitler. Troppa grazia...

Andrea Tempestini
  • a
  • a
  • a

  di Marco Gorra Nel segreto dell'urna, lo spread ti vede. L'operazione a tenaglia delle cancellerie internazionali e dei montiani di casa nostra ormai è chiara: trasformare le elezioni del 2013 in una riedizione di quelle del 1948. Dove c'erano De Gasperi, l'America e il piano Marshall oggi ci sono Monti, l'Europa e il salva-Stati; dove c'erano Togliatti, i cosacchi a piazza San Pietro e la miseria ci sono Berlusconi (più Grillo), l'uscita dall'euro e la miseria. La base di partenza è nota: i danti causa domestici e forestieri del governo dei professori sono letteralmente terrorizzati alla sola idea che gli elettori possano guastare il loro piano per un altro giro di tecnici - al limite ibridati con qualche politico che stia al gioco - nella stanza dei bottoni. E per scongiurare l'eventualità vale tutto: anche il terrorismo psicologico. Il gioco è già in atto da qualche tempo. Individuato (non senza una certa dose di disinvoltura, ma questo è un altro discorso) nella futuribile coalizione Pd+Udc+Sel il più affidabile veicolo di prosecuzione del montismo, il messaggio che si fa passare è il seguente: se votate questi le tremende divinità della crisi mondiale si placheranno e per voi ci sarà un domani, se votate gli altri allora significa che volete finire con le pezze al sedere. Lo scenario - Per adesso, mancando ancora qualche mese al voto, ci si muove ancora un po' sotto traccia. I segnali, però, ci sono tutti. A partire dal fatto che, ormai, non passa giorno (e non passa giornale) senza venire informati che negli ambienti che contano - siano essi cancellerie estere, grandi centri della finanza, Parlamenti di Paesi virtuosi - c'è una grande paura perché dopo Monti l'Italia rischia «un governo anti-euro» o variazioni sul tema. Lo stesso premier italiano ha agitato questo spettro nemmeno un mese fa, paventando l'arrivo di un governo «non europeista» e «non orientato all'euro».  Tutto legittimo, per carità: in amore e in campagna elettorale vale tutto, e la storia abbonda di elezioni vinte cavalcando - sovente dopo averle create ad arte - le paure dell'elettorato. Il problema, semmai, è che certe operazioni vanno condotte con maggiore accortezza. Se devi far passare il messaggio che Bersani e Vendola sono l'unica speranza per la serietà e il rigore mentre quel pericoloso estremista di Berlusconi altro non aspetta che trascinare l'Italia nel baratro, hai bisogno di pezze d'appoggio belle solide. E invece questi stanno alle vignette di Libero. Tutto vero. Bastava leggere Repubblica - tetragona nel dedicare almeno un pezzo al giorno ai timori dell'Europa se non resta Monti - ieri mattina. Stavolta tocca alla Germania: nella maggioranza parlamentare  che sostiene la Merkel la sola ipotesi che Monti non faccia il bis provoca sudori freddi. Il dramma, relaziona il quotidiano progressista, è che dietro il Professore s'avanza Silvio, e nemmeno da solo: col Cavaliere incedono «i media vicini alle ali più berlusconiane del centrodestra italiano. Come se non bastassero la pesantezza dei loro editoriali e l'abitudine da loro presa a dipingere la Germania come il Quarto Reich e a a raffigurare la Cancelliera con l'uniforme delle Waffen-SS».  Tralasciando i positivi effetti quanto ad autostima nel vedersi riconosciuta niente meno che la facoltà di mandare in vacca la moneta unica europea a colpi di vignette ed articoli di fondo, questo giornale non può che rilevare un che di esagerato nell'asserzione. Ritenere che un quotidiano possa pregiudicare il futuro dell'euro va oltre la deformazione della realtà. E mostra il fianco scoperto della campagna “Monti o morte” cui si accennava. Che poi è duplice. Da una parte perché se al mondo esiste un Paese che non può rognare sulle copertine dei giornali altrui questo è proprio la Germania, che tra spaghetti alla P38 e «vi sorprendete che Schettino fosse italiano»  (Spiegel) ha dato prova di essere in grado di raggiungere vette sublimi (evidentemente se la «pesantezza» la performano loro va bene, vai a capire). Alla frutta - E, soprattutto, perché se vuoi terrorizzare un Paese al punto di condizionarne le elezioni politiche devi avere una cartuccera grossa così: nel '48 c'erano lo spettro del Patto di Varsavia e Garibaldi che rovesciato diventava Stalin e la vittoria della Dc venne quasi da sé. Se questo giro il massimo dello spauracchio che trovano per convincerci che extra Monti nulla salus sono le vignette di Libero, sono più alla frutta della Grecia.  

Dai blog