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Monti e Passera lanciano la guerra del bancomat

I tecnici vorrebbero rendere il pos obbligatorio per tutti i negozianti, ma per i piccoli sarebbe un costo non indifferente

Lucia Esposito
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Fosca Bincher Stare lì a polemizzare rischia di diventare perfino grottesco, perché da qualche mese il governo di Mario Monti ne annuncia mille e non ne realizza nemmeno una. Questa estate però c'è una novità: ogni tre giorni gira la bozza di un nuovo provvedimento che appena accende gli animi immediatamente non ha più padre né madre. Talvolta viene annunciato in pompa magna in qualche convegno, appare sui giornali e sparisce altrettanto in fretta. Lo spot di giornata ieri ha riguardato il «decreto sviluppo 2» che il governo avrebbe in un cassetto della scrivania di Corrado Passera.  Di norme per lo sviluppo al momento manco una è in vigore, ma guai a mettere un limite alla fantasia dei ministri tecnici: sarebbe come tarpare le ali alla loro campagna elettorale, ormai iniziata a ritmo sostenuto. Nel librone dei sogni 2 c'è un po' di tutto, anche se molte norme erano già contenute (ad esempio quelle sulla burocrazia online) in precedenti decreti epocali come quello sulla semplificazione, diventati legge,  ma non in vigore perché mancano tutte le norme applicative.  C'è anche una piccola novità, che ha già diviso tutti: l'obbligo per tutti gli esercizi commerciali, e anche per artigiani e professionisti, di dotarsi di un pos perché dal primo luglio 2013 saranno obbligati ad accettare pagamenti con il bancomat per tutte le cifre superiori ai 50 euro. La norma è sembrata un po' confusa, e ieri qualcuno l'ha interpretata come un limite al possesso di contante. Non è così, perché l'obbligo non riguarda i consumatori, che possono pagare in  contanti se lo vogliono cifre fino a mille euro. Questo non è il solito provvedimento talebano anti-evasione per tracciare i pagamenti (solo Nichi Vendola vorrebbe introdurre un limite massimo di 300 euro per i contanti). Vorrebbe essere un modo per «modernizzare» gli esercizi commerciali e offrire una possibilità ai consumatori, abituandoli a portare con sé meno contante possibile.  Risolto l'equivoco, sulla carta applausi da tutti. Freddini però dai diretti interessati. Tanto è che Confesercenti ha messo subito le mani avanti: benissimo l'obbligo di tenere apparecchi pos in ogni esercizio, però ha un costo non indifferente per i piccoli commercianti e gli artigiani, che in questo momento avevano immaginato qualche aiuto nel mezzo della crisi, non costi ulteriori imposti loro per legge. Non solo, ma le commissioni chi le paga? Confesercenti ha ricordato: «Nei mesi scorsi l'esecutivo ha adottato un provvedimento teso a favorire l'utilizzo della moneta elettronica per l'acquisto di   carburanti, prevedendo che alle transazioni non dovesse essere   applicato nessun costo. Nonostante la legge, le banche si sono rifiutate di applicare tale disposizione, ritenendo inammissibile   sostenere il servizio facendosi carico dei relativi costi. Il Governo ha fatto finta di niente, e ha permesso che la legge rimanesse inapplicata».  Insomma, i commercianti non applaudono proprio. E le associazioni dei consumatori ridono ancora meno: «È solo un nuovo grande regalo fatto dal governo di Mario Monti alle banche», dicono all'unisono. Così in poche ore - capita l'antifona - il governo ha già fatto mezza marcia indietro. Immaginava di fare una cosa popolarissima, ha capito che l'effetto ottenuto rischiava di essere diametralmente opposto, così ha iniziato quasi a negare la paternità. Il sottosegretario allo sviluppo, Claudio De Vincenti, ha quasi negato l'esistenza della bozza: «Non c'è nulla di definitivo, si tratta solo di ipotesi su cui stiamo lavorando. Nulla di stabilito sulla soglia minima né sulla tempistica…».   

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