Facci: Il cerchio tragico
Mi accorgo, da giorni, che una sorta di dignità e di imbarazzo mi impediscono di commentare alcune vicende che giudico appunto poco dignitose e imbarazzanti: per esempio gli «abbandoni» di Paolo Bonaiuti e di Sandro Bondi, avvenuti nel periodo in cui Berlusconi ha salutato anche la sua segretaria e il suo maggiordomo. Pensavo che la mia fosse solo una scelta estetica e stilistica: ma forse non è la verità. Da una parte perché so che serve a poco rinfacciare o ricordare il passato a certi personaggi, così come è inutile provare pietà per chi non sa di suscitarla o vergognarsi per chi la vergogna non la conosce. Certe persone, in fondo, sono sempre le stesse: riescono a fare quello che fanno, ora, perché prima riuscivano a fare quello che facevano. La dignità e l'imbarazzo, dunque, appartengono soltanto a chi può concepirli, e divengono un velo pietoso da indossare il più decorosamente possibile: ed eccoci qui. Ma non parlo solo di noi giornalisti di centrodestra: parlo di noi tutti, noi giornalisti e noi teleutenti che per anni abbiamo scritto, abbiamo seguito, abbiamo perduto brandelli di vita mortale dietro a questi qui; noi che, ancor oggi, sui giornali, nobilitiamo ciò che è squallido e lo scambiamo per conversione politica, ed enfatizziamo faide e tradimenti come se fossero una cosa seria. Ma non sono una cosa seria. Ci sono due persone anziane che non sanno come sfangarla nei prossimi anni. È tutto. di Filippo Facci