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Anm, taglio agli stipendi: "Non toccate quelli dei magistrati"

Andrea Tempestini
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Al tempo del governo Renzi, impegnato a trovare i soldi per "offrire" gli ormai famigerati 80 euro in busta paga, si vocifera di tagli un po' per tutti: manager pubblici (questi ci saranno), manager privati, docenti e professori, gerarchie militari e anche pensionati. In mattinata Repubblica ha diffuso un'indiscrezione, non smentita, ossia che la scure dell'uomo da Pontassieve possa abbattersi anche sui magistrati, allineando il loro compenso massimo lordo a 260mila euro, quanto percepito dal presidente della Repubblica. Una cifra comprensiva di Irpef e contributi previdenziali. La rivolta togata - Apriti cielo. Basta una voce a innescare la rivolta togata. A prendere carta e penna è l'Associazione nazionale magistrati, che scrive della "gravità di una eventuale iniziativa unilaterale del governo che, senza alcun confronto con le categorie interessate e in via d'urgenza", potrebbe procedere "a una riduzione strutturale delle retribuzioni". La magistratura, aggiunge il sindacato delle toghe, "consapevole delle forti difficoltà che investono vasti strati della popolazione, non vole sottrarsi all'impegno di solidarietà", ma "la redistribuzione delle risorse deve avvenire in modo equo". Che tradotto dal linguaggio dei magistrati - "in modo equo" - significa: tagli a tutti, ma non a loro. "Patrimoniale" - Per le toghe l'eventuale taglio dovrebbe avvenire "a parità di capacità contributiva, e dunque con strumenti di natura fiscale, e non con soluzioni inaccettabili, che incidono unicamente su una parte del pubblico impiego senza colpire gli evasori, le grandi rendite e le retribuzioni del settore privato". I magistrati, dunque, oltre a respingere sdegnati l'ipotesi di un taglio che li riguardi, suggeriscono la strada al governo: tassare le "grandi rendite" (magari con una patrimoniale?) e le retribuzioni del settore privato. Gli "intoccabili" - Ma tant'è. Ora, nel mirino del governo Renzi, ci sono pure i magistrati. Gli "intoccabili" sono almeno trenta, e sono quelli il cui stipendio supera di gran lunga il tetto fissato per i manager pubblici. Il più pagato di tutti è Gaetano Silvestri, primo magistrato di Cassazione che si mette in tasca qualcosa come 1.490 euro al giorno che in un anno fanno 545.900 euro che arriveranno a 560 mila quest'anno. A ruota lo segue il segretario generale della Camera Ugo Zampetti che con i suoi 1309 euro al giorno prende l'esatto doppio di quanto Renzi avrebbe fissato come soglia. Al terzo posto, ex equo con altri 14 giudici della Corte Costituzionale che guadagnano 454 mila euro l'anno, ovvero 1243 euro al giorno. A seguire c'è Elisabetta Serafin, segretaria generale del Senato, che viaggia sui 427mila euro, ci sono i vice di Zampetti, Aurelio Speziale e Guido Letta (entrambi a quota 358mila euro), ci sono otto funzionari di Montecitorio a 300 mila euro, altri sette a 375 mila e no oltre i 400 mila.

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