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Maltempo, l'estate non arriva: colpa dell'anticlclone delle Azzorre

Lucia Esposito
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Siamo in un periodo difficile, nulla di strano che entri in crisi pure l'anticiclone delle Azzorre, facendo slittare di un mese l'avvento dell'estate come la conosciamo tutti: sole abbacinante, caldo torrido e i tradizionali allarmi circa vecchi e bambini, che non devono essere lasciati a fumigare sotto la canicola sprovvisti di borraccia. Non solo l'estate ritarda, ma il clima si fa persino rigido: al nord nubifragi e neve (!) oltre quota 1500 metri, al centro piogge e pioggerelline e ventate autunnali che, sommandosi alla recente moda dell'aria condizionata a livelli da obitorio in negozi e mezzi pubblici, rischiano di far più vittime delle consuete ondate di caldo. Il sud per adesso è stato risparmiato ma i meteorologi assicurano che da venerdì la musica cambierà anche al meridione. E tutto perché l'area di alta pressione nota come anticiclone delle Azzorre non sta facendo il suo dovere, «non si sta consolidando» dicono gli esperti, e quindi diventa penetrabile alle correnti di aria fredda dall'Atlantico. E senza lo scudo dell'anticiclone, l'Europa è come se avesse lasciato la finestra aperta alle gelide folate atlantiche. Il fenomeno è singolare, e non manca chi vi scorge i segnali dell'imminente apocalissi, deducendo forse un po' frettolosamente che se c'è un'anomalia sull'Atlantico allora ci sarà anche sul Pacifico, quest'inverno, quando a essere indebolito potrebbe essere il monsone indiano. Seguire tutti i passi dei meteorologi è arduo, ma vi basti sapere che l'organizzazione meteorologica mondiale (cioè gli esperti dell'Onu) ha già annunciato che all'80%, sulla base degli indizi ricavati dalle perturbazioni attuali, quest'anno «El Niño» - un particolare fenomeno climatico che riguarda il Pacifico centrale e così chiamato perché si manifesta attorno a Natale, cioè quando nasce il bambinello, il niño in spagnolo - potrebbe arrivare già a ottobre e scatenarsi con particolare violenza, il che vuol dire un alternarsi di siccità e piogge catastrofiche. Fatti i dovuti scongiuri, e prese con le molle le profezie funeste di chi si appiglia prima ai Maya, poi alle colombe pasquali divorate dai corvi, poi all'anticiclone delle Azzorre per ricordarci che dobbiamo pentirci e poi morire (possibilmente in quest'ordine), resta il fatto che siamo quasi a metà luglio e in molte regioni fa un freddo boia, si esce con l'ombrello, contro i vetri crepita la grandine, si temono esondazioni dei fiumi, insomma qualcosa di strano quest'anno, effettivamente, accade. Le previsioni dicono che la situazione si dovrebbe normalizzare verso il 20 luglio, quando finalmente dopo un mese di ferie straordinarie l'estate dovrebbe tornare al lavoro, prima di allora le temperature resteranno in media sotto i 25 gradi. Questi i fatti, così come li espongono gli scienziati, poi possiamo immaginare con un po' di fantasia (e un pizzico d'ironia che non guasta date le circostanze) le conseguenze o le modificazioni che questi fatti porteranno sulla nostra vita, soprattutto se l'anomalia di quest'anno dovesse ripetersi. Ebbene non vorremmo allarmare nessuno, ma sembra proprio che ci stiamo spostando verso un tipo d'estate ben diversa da quella che amiamo e sentiamo nostra, e che possiamo definire senz'altro mediterranea. Questa è un'estate, diciamo così, nord-europea, dai rigori un po' prussiani: si vede che quest'anno la Germania ha deciso di debordare su tutti i fronti. Il cielo non è scintillante come quello che siamo abituati a osservare in questi giorni, ha un che del piombo che vi si mescola nei Paesi dell'Europa settentrionale, e le piogge colpiscono con molesto tempismo all'uscita di casa, o da una cena al ristorante, dopo un'intera giornata di tempo sereno, proprio come in quelle regioni dove l'estate dura quanto la vita di una farfalla. Le temperature poi sono proprio quelle che di questi tempi si hanno, normalmente, a Berlino o a Lipsia. Ci dobbiamo dunque rassegnare a consegnare anche il clima atmosferico alle disposizioni teutoniche? Un momento, in questa nostra fantasia non abbiamo parlato della luce, o meglio della luminosità. Ecco: piove, grandina, nevica, fa freddo, però i nostri astri restano i più luminosi, sole e luna e stelle e tutto il corteo celeste. Non è questione di sciovinismo astronomico, è questione di ottica: basta guardare, intensità e durata della luce. In questo, almeno in questo, l'estate non ci sta abbandonando. Qualche sera fa ero a un concerto all'aperto e c'era una luna che sembrava un faro al teatro dell'Opera. Poi, sulla via di casa (ero andato a piedi) ha cominciato a piovere. Giordano Tedoldi

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