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La Cassazione "premia" i multati: schiaffo ai comuni, sarà più semplice annullare le sanzioni

Gian Marco Crevatin
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La Cassazione dà ragione ai multati. Oggetto del contenzioso l'annosa questione delle "strisce blu" e la relativa multa per le famigerate soste a pagamento: spetterà al Comune dover provare l'esistenza di aree a libera sosta nelle vicinanze e non al multato, e sarà perciò molto più semplice per gli automobilisti ottenere l'annullamento della multa, forse troppo. La Cassazione - La suprema corte ha sentenziato che "nel giudizio di opposizione a verbale di accertamento di infrazione del codice della strada, grava sull'autorità amministrativa opposta, a fronte di una specifica contestazione da parte dell'opponente, che lamenti la mancata riserva di una adeguata area destinata a parcheggio libero, la prova della esistenza della delibera che escluda la sussistenza di tale obbligo ai sensi dell'art.7 comma 8 C.d.S." La vicenda - Una donna aveva parcheggiato in una zona "Blu" (area a pagamento) senza esporre il tagliandino, era stata multata ma i giudici di legittimità avevano accolto il suo ricorso: ricorso che lamentava l'inesistenza di zone gratuite contigue a quelle a pagamento. Ora infatti è dovere del Comune elaborare delle ordinanze che regolamentano la sosta nell'area. Principio che però fa discutere: esso renderà molto semplice l'annullamento di ogni multa per omessa esposizione del ticket. 

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