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Il libro denuncia di Socci: Il giallo delle due schede nell'elezione di Bergoglio

Ignazio Stagno
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Quel pomeriggio del 13 marzo 2013 a Roma pioveva. Non tanti si aspettavano una fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina perché il Conclave era solo al secondo giorno. Invece fu annunciato l'«Habemus papam». Era stato eletto il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio. Alla quinta votazione, si disse. Ma dopo qualche tempo si è saputo che in realtà fu eletto alla sesta, che non doveva essere fatta in quel pomeriggio. Cosa era accaduto? Elisabetta Piqué è una brava giornalista argentina, lavora per il quotidiano La Nación di Buenos Aires occupandosi del Vaticano (e dell'Italia) ed è collaboratrice della Cnn in lingua spagnola e di Deutsche Welle. È molto amica, da anni, di Bergoglio, è addirittura la sua biografa. Anzi, a leggere il libro Francesco. Vita e rivoluzione si nota un tono decisamente apologetico. Nelle pagine dedicate alle fatali ore del Conclave, la Piqué descrive l'andamento delle votazioni, delle diverse candidature, le reazioni e alle pagine 39 e 40 - fra l'altro - riferisce in poche righe un fatterello curioso relativo proprio alla quinta votazione: Dopo la votazione e prima della lettura dei foglietti, il cardinale scrutatore, che per prima cosa mescola i foglietti deposti nell'urna, si accorge che ce n'è uno in più: sono 116 e non 115 come dovrebbero essere. Sembra che, per errore, un porporato abbia deposto due foglietti nell'urna: uno con il nome del suo prescelto e uno in bianco, che era rimasto attaccato al primo. Cose che succedono. Niente da fare, questa votazione viene subito annullata, i foglietti verranno bruciati più tardi senza essere stati visti, e si procede a una sesta votazione. È precisamente da questa sesta votazione che uscirà eletto Bergoglio. Il fatterello è una semplice curiosità, a prima vista sembra far parte dell'aneddotica. Un vaticanista amico della giornalista argentina e molto vicino, anch'egli, a papa Bergoglio, alle cui stanze ha accesso, Andrea Tornielli, su Vatican Insider, il 16 novembre 2013, all'uscita del libro della Piqué, firma un'anticipazione dove illustra tutti i pregi del volume e fra l'altro riporta (come un piccolo scoop) l'episodio inedito rivelato dall'autrice. Il libro ha un “lancio” in pompa magna sui media vaticani, quasi da biografia ufficiale. Infatti il 19 novembre 2013 la Piqué viene intervistata dalla Radio Vaticana, diretta da padre Federico Lombardi. Mentre il 16 novembre già L'Osservatore Romano aveva esaltato il volume lasciando pensare che lo stesso Bergoglio ne fosse la fonte privilegiata: È un Bergoglio raccontato di prima mano, diretto e vero, quello che esce dalle pagine di Elisabetta Piqué, nel libro Francisco, vida y revolución (in libreria in Italia dal 21 novembre per le edizioni Lindau con il titolo Francesco. Vita e rivoluzione). Sette mesi d'inchiesta “vecchio stile”, cercando conferme e incrociando fonti in 373 pagine ricche di dettagli inediti sul Conclave e sulla vita di Jorge Bergoglio. Pagine per capire Francesco, il Papa che telefona, scrive e parla chiaro. È un po' curioso l'elogio dei dettagli inediti sul Conclave fatto dall'Osservatore (dal momento che vigerebbe il segreto pontificio e sarebbe peccato grave, anche da scomunica, il divulgarli all'esterno della Sistina), ma se davvero, come si lascia immaginare nelle righe precedenti, a svelarli è stato proprio Bergoglio non c'è violazione perché lui, in quanto Papa, non ha bisogno di autorizzazioni per parlarne. In ogni caso nessuno ha avuto nulla da ridire su quei dettagli del Conclave, che anzi sono stati tutti accreditati da queste incontestabili fonti. C'è solo un - per così dire - “piccolo” problema di cui nessuno finora sembra essersi accorto: stando ai fatti riferiti dalla Piqué - e così autorevolmente confermati - l'elezione di Bergoglio è nulla. Infatti l'articolo 69 della Costituzione apostolica Universi Dominici Gregis che regola il Conclave recita testualmente: «Qualora nello spoglio dei voti gli Scrutatori trovassero due schede piegate in modo da sembrare compilate da un solo elettore, se esse portano lo stesso nome vanno conteggiate per un solo voto, se invece portano due nomi diversi, nessuno dei due voti sarà valido; tuttavia, in nessuno dei due casi viene annullata la votazione». La prima violazione delle norme che si può intravedere è quindi l'aver annullato una votazione che doveva essere ritenuta valida e scrutinata. Ma come se non bastasse si può ravvisare una seconda violazione, perché si è proceduto con una nuova votazione - la quinta di quel giorno (proprio quella che ha eletto Bergoglio) - laddove la stessa Costituzione apostolica prescrive invece che si debbano fare quattro votazioni al giorno, due al mattino e due al pomeriggio (articolo 63). Perché si tratterebbe di violazioni che comportano la nullità dell'elezione? Perché l'articolo 76 della Universi Dominici Gregis afferma: «Se l'elezione fosse avvenuta altrimenti da come è prescritto nella presente Costituzione o non fossero state osservate le condizioni qui stabilite, l'elezione è per ciò stesso nulla e invalida, senza che intervenga alcuna dichiarazione in proposito e, quindi, essa non conferisce alcun diritto alla persona eletta». Né è possibile che il Conclave abbia potuto cambiare “in corsa” quelle norme perché Giovanni Paolo II, in quella Costituzione apostolica, ricorda più volte che il Conclave non ha assolutamente il potere di modificare le regole. Nemmeno votando all'unanimità. Quindi - se così si sono svolti i fatti - mi pare si possa concludere che l'elezione al Papato di Bergoglio semplicemente non è mai esistita. Non è nemmeno un problema sanabile a posteriori perché non si può sanare ciò che non è mai esistito. Che la regolarità canonica dell'elezione sia conditio sine qua non della sua validità, del resto lo dice la stessa formula rituale dell'«accettazione e proclamazione» dell'eletto. Infatti l'articolo 87 della Universi Dominici Gregis recita testualmente: Avvenuta canonicamente \[sic\] l'elezione, l'ultimo dei Cardinali Diaconi chiama nell'aula dell'elezione il Segretario del Collegio dei Cardinali e il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie; quindi, il Cardinale Decano, o il primo dei Cardinali per Ordine e anzianità, a nome di tutto il Collegio degli elettori chiede il consenso dell'eletto con le seguenti parole: Accetti la tua elezione canonica \[sic\] a Sommo Pontefice? E appena ricevuto il consenso, gli chiede: Come vuoi essere chiamato? Allora il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, con funzione di notaio e avendo per testimoni due Cerimonieri che saranno chiamati in quel momento, redige un documento circa l'accettazione del nuovo Pontefice e il nome da lui assunto. Se non c'è la regolarità canonica non c'è stata nessuna elezione. Come già ho precisato, l'invalidità delle procedure seguite al Conclave e della conseguente elezione non implica nessuna colpa da parte di Bergoglio. E la nullità dell'elezione non rappresenta assolutamente un giudizio di valore sulla persona. di Antonio Socci

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