Ospedali italiani: ecco quali sono i migliori e i peggiori, ma il quadro è ancora desolante
Il ministero della Salute ha presentato ieri, lunedì 20 ottobre, il "Piano esiti": un programma che ha l'obiettivo di valutare e misurare le performance delle strutture sanitarie, ha affermato il ministro Beatrice Lorenzin. Il progetto è stato sviluppato dall'Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Age.Na.S.) per conto del dicastero della Salute, e fornisce a livello nazionale valutazioni comparative di efficacia, sicurezza, efficienza e qualità delle cure prodotte nell'ambito dell'esercizio sanitario. Il riferimento è quello del Patto per la salute 2014-2016. Secondo Francesco Bevere, direttore generale di Age.Na.S.,“i risultati mostrano sensibili miglioramenti delle situazioni regionali, che negli anni scorsi registravano condizioni di erogazione gravemente carenti per alcuni gruppi di patologie. Questo a conferma che la strada indicata dal Patto per la salute va nella giusta direzione". Regioni migliori e peggiori - "Il Piano Nazionale Esiti non produce classifiche, graduatorie o giudizi", affermano dal ministero della Salute. Però è possibile, grazie ad un'elaborazione sui dati della relazione, calcolare quali sono le regioni italiane più virtuose dal punto di vista sanitario: al primo posto la Valle D'Aosta, con il 29% degli ospedali migliori rispetto agli standard nazionali. Al secondo posto la Toscana, con il 27%, e al terzo la provincia autonoma di Trento, con il 24%. E le regioni peggiori? Calabria e Abruzzo, con il 13%, e il Lazio con il 14%. La maglia nera spetta tuttavia alla Campania: il 24% degli ospedali (uno su quattro) ha una qualità peggiore rispetto agli standard nazionali. Altri dati: il tasso di mortalità, nell'operazione per fissare un by pass coronarico, è di zero in Friuli e in Toscana, mentre all'ospedale "Santissimi Anna e Sebastiano" di Caserta, è di un caso su dieci. L'ospedale di Merano, invece, è il più rapido nell'intervenire su una frattura al collo del femore, mentre il più lento è quello di Patti, in Sicilia. Un quadro desolante - Complessivamente, il quadro è ancora a rischio per migliaia di pazienti. In diversi ospedali italiani, il numero delle operazioni effettuate è inferiore agli standard minimi di sicurezza, fissati da studi internazionali: ad esempio, nel 77% delle strutture, gli interventi per fissare un by pass aortocoronarico sono meno di duecento, lo standard minimo, mentre nel caso di un'operazione allo stomaco l'84% degli ospedali compie meno di venti interventi all'anno. Ne consegue un dato piuttosto inquietante: i grafici infatti dimostrano che la curva della mortalità sale, in diretta proporzione con il calo dei pazienti trattati. Circa un terzo degli ospedali italiani, inoltre, mantiene attivi reparti inutili e costosi: uno spreco, così come l'abitudine diffusa a ricoverare pazienti in maniera inappropriata ed eccessiva. Ad esempio, si occupano letti per interventi alle tonsille o anche per una gastroenterite pediatrica. L'Age.Na.S. stima anche la cifra di questo spreco: sarebbe complessivamente tra i 3 e i 4 miliardi di euro.