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Expo e 'Ndrangheta: 13 arresti tra Lombardia e Calabria

Lucia Esposito
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I carabinieri del Ros hanno eseguito nella notte 13 arresti, nelle province di Milano, Como, Monza - Brianza, Vibo Valentia e Reggio Calabria. L'ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della procura distrettuale antimafia di Milano, è stata emessa nei confronti di 13 indagati per associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego di denaro di provenienza illecita, abuso d'ufficio, favoreggiamento, minacce e danneggiamento mediante incendio. Il provvedimento ha colpito soprattutto il clan Galati, ritenuto l'espressione lombarda della cosca Mancuso, che si sarebbe infiltrato nelle opere per realizzare una delle infrastrutture più importanti in vista di Expo 2015. Sono finiti in prigione il boss Antonio Galati, 62enne, Fortunato Galati, 43enne già detenuto per omicidio, Giuseppe Galati, 43enne anche lui già finito in carcere per traffico di droga, e Giuseppe Galati, 35 anni, imprenditore nel settore del compro-oro e figlio di Antonio. Politici e boss - Il clan Galati avrebbe gestito due società di costruzioni titolari di diversi subappalti in alcuni cantieri della tangenziale Est di Milano, anche dal carcere, riuscendo ad ottenere la certificazione antimafia per potersi occupare dei lavori. Sono stati arrestati, tra Lombardia e Calabria, anche l'80enne boss Salvatore Muscatello e un ex consigliere comunale di Rho, in quota Pd, Luigi Calogero Addisi, già dimessosi ad aprile. Le accuse - Gli arrestati, secondo quanto si è saputo, avevano contatti con esponenti del mondo politico, istituzionale, imprenditoriale e bancario da cui ottenevano vantaggi, notizie riservate e finanziamenti. Avevano rapporti con un agente di polizia penitenziaria, un funzionario dell'Agenzia delle Entrate, un imprenditore immobiliare, attivo anche nel mondo bancario e con dei consiglieri comunali di comuni nel Milanese. "Non cambia nulla" - Rispetto all'operazione Infinito, con cui nel 2010 era stata smantellata la 'Ndrangheta in Lombardia, "c'è una riflessione da fare: non cambia nulla", ha sottolineato il procuratore Ilda Boccassini, che ha diretto le indagini. "Per uscire dalla mafia ci sono due modi: o con la morte, o diventi collaboratore e ti dai allo Stato. Certamente, gli episodi denotano quanto l'infiltrazione sia capillare e pesante". Nell'indagine, è stato individuato anche un altro gruppo legato alla 'Ndrangheta, radicato a Mariano Comense.

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