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Mafia Capitale, Giuliano Poletti: "Sapevo che Buzzi era stato condannato per omicidio"

Ignazio Stagno
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"Sto male nel vedere il mio nome messo vicino alle schifezze che ci sono. Sono indignato. Quelle cose non c'entrano nulla con il sottoscritto, sentire messa in discussione la propria reputazione è intollerabile". Dopo il ciclone "mafia capitale", il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha commentato la fotografia che lo ritraeva accanto a Salvatore Buzzi, uno degli arrestati. "Sapevamo tutti che Salvatore Buzzi era stato condannato per omicidio», ha detto Poletti. "Ma noi, che viviamo in questi mondi, pensiamo che ci sia la possibilità di cambiare la propria vita". "Lo conoscevo" - "Buzzi", ha proseguito Poletti rispondendo alle domande dei giornalisti, "era apparso come una persona perbene, che da carcerato si era laureato, faceva una vita dove si impegnava perché le persone che uscivano dal carcere avessero un'altra possibilità. Scoprire quello che ha fatto", ha detto Poletti, "è un paradosso". Il ministro poi, come se non bastasse, ha anche confermato di conoscere Buzzi: "L'ho visto qualche volta - ha detto - perché era un dirigente di una cooperativa sociale che si occupava dell'inserimento delle persone disabili nel posto di lavoro. Ma non avrei mai immaginato", ha concluso, "che da un contesto come questo potessero uscire le cose che vediamo in questi giorni". "La reputazione" - "Come presidente di Legacoop", ha precisato "partecipo a migliaia di assemblee di bilancio e ho partecipato anche a quella della cooperativa sociale di Buzzi. Mi sento tradito dopo aver corso per tutta l'Italia per 40 anni per aiutare le cooperative sociali. La reputazione è una delle cose più difficili da costruire ed è la più facile da perdere. È intollerabile sentirsela mettere in discussione per dei comportamenti inimmaginabili". Renzi trema - Intanto il governo e soprattutto Matteo Renzi cominciano a tremare. "La paura ancora c'è ma...". In Transatlantico tra i dem l'effetto dell'inchiesta "Mafia Capitale" è devastante. I volti sono tesi. "È chiaro che se l'inchiesta prosegue, se si scopre che ci sono ancora altri capitoli, si rischia lo scioglimento del comune - si sfoga un dirigente laziale del Pd ora parlamentare - ma questa è la Capitale, l'effetto sarebbe devastante". Il prefetto di Roma ha parlato di una situazione mai vista prima. Ha pure chiesto la scorta per il sindaco Ignazio Marino. Ma, allo stesso tempo, ha cercato di frenare il nervosismo chiedendo un po' di giorni leggere le carte prima di riferire al ministro dell'Interno Angelino Alfano. Ma in realtà a sentire i rumors dem Matteo è tutt'altro che tranquillo. 

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