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Carminati dava i voti ai politici. Renzi, Letta, Marino e Alemanno: ecco la pagella del Nero

Nicoletta Orlandi Posti
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Chi ha perso le elezioni politiche italiane del 2013? Dire il Pd era facile: con la scuffia che si era preso Pier Luigi Bersani, sarebbe stata la risposta che qualsiasi italiano avrebbe dato. Non lui, Massimo Carminati, detto il Nero, ex terrorista Nar, protagonista assoluto dell'inchiesta su Mafia Capitale. E che il 27 aprile 2013 commentava - intercettato dai Ros - il risultato elettorale e la formazione del governo Letta con un amico imprenditore, Giuseppe Ietto, ora arrestato con lui. Chi aveva perso dunque le ultime elezioni in Italia? «Il partito dei giudici», sosteneva Carminati, «i magistrati... cominciano a non avere più una sponda forte, eh... non è che loro possono pensare di avere come sponda i grillini, hai capito?». Quindi secondo il Nero da quel momento sarebbe cambiata l'aria: «I magistrati si cagano sotto pure loro, sai prima c'avevano il Pd dietro che gli copriva le spalle contro Berlusconi». E la profezia era netta: «Esplodono. Adesso esplodono i magistrati. Ed esplode anche il Pd, che non può pensare di andare avanti così». Secondo Carminati da quel giorno sarebbero entrate in difficoltà «delle correnti del Pd che dipendono dal fatto di essersi appiattite sulla Magistratura». Attenzione, perché siamo a fine aprile 2013: stava nascendo il governo Letta, ma non si vedeva ancora la scalata fiorentina al Pd. Carminati invece già ragionava sul futuro: «Certo il governo è fatto... Bisogna vedere però quanto dura». Profezia azzeccatissima. E poi: «Vedi uno come Matteo Renzi? Gliena frega cazzi della magistratura... hai capito? Il partito non è in mano a Renzi, ma tante cose stanno cambiando, e la magistratura caga il cazzo se c'ha le spalle coperte dal Pci... Capito? Il Pd ha fatto una cosa ridicola in campagna elettorale, e in questo momento sta al 23%, quindi i magistrati quando ci sono queste situazioni dicono “facciamo le cose fatte bene... stiamo calmi, poi”. Sono una lobby potente che ha preso schiaffi da tutte le parti e si debbono pure riciclare in fondo...». Questo giudizio politico ha avuto un risvolto chiaro nei comportamenti del Nero. Non c'è dubbio leggendo le migliaia di pagine di intercettazioni ambientali e telefoniche che sia Carminati sia la sua convivente Alessia Marini e altri protagonisti sapevano di avere i magistrati alle calcagna e di essere pedinati e intercettati dai carabinieri. Lo dimostrano frasi esplicite, e i tentativi di difesa messi in atto: parlare poco al telefono, incontrarsi in luoghi affollati come bar e ristoranti dove il chiasso altrui rendeva più difficile captare le conversazioni e acquistare apparecchi anti- intercettazione per deviare le microspie in auto e in ufficio. Nell'ufficio di Salvatore Buzzi lo stesso Carminati procede a una bonifica artigianale, smontando le prese della luce. Nonostante questi accorgimenti però il Nero viveva tranquillamente, nella certezza non infondata che i magistrati non avrebbero compiuto blitz o forzato inchieste visto il clima politico che si era creato. Tanto meno gente come il procuratore capo Giuseppe Pignatone «uno serio», secondo lo stesso Carminati, che avrebbe inseguito in modo certosino prove e non mozziconi di conversazioni intercettate. Ma non è solo di politica nazionale e giustizia che parla Carminati. In molti passaggi commenta anche la politica locale. E a sorpresa, in una delle intercettazioni più interessanti di tutta l'inchiesta (colloquio del 13 giugno 2013 con Paolo Pozzessere, ex direttore commerciale di Finmeccanica), il Nero tesse lodi sperticate del nuovo sindaco di Roma, Ignazio Marino. Prima boccia senza misura il suo predecessore, Gianni Alemanno (e ha parole non proprio gentilissime nei confronti del figlio, che qui tralasciamo): «Alemanno non ha fatto un cazzo, là non capiscono un cazzo, si è circondato di una banda di cialtroni, il sindaco deve fa una cosa... fasse la squadra e basta, capito?». Carminati poi si dilunga sul «dramma» della destra: «Non c'è cultura, non c'è capacità... solo una fame atavica». E invece Marino «secondo me lo stanno sottovalutando. È una persona che ha fatto 300 trapianti, ha diretto un polo importante, dico, e tu vedi che comunque è uno che sa fare squadra. Lo sottovalutano perché non vuole fare parte dell'apparato. Comunque peggio di Alemanno non può fa... poco, ma sicuro». di Franco Bechis

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