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Elio Letizia: conobbi Silvio

quando morì il mio ragazzo

Albina Perri
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Vi proponiamo ampi stralci dell'intervista rilasciata da Elio Letizia al Mattino di Napoli. «Dico subito chiaro e tondo che mia figlia è illibata. Ricordatevi questa parola: illibata. E ne sono orgoglioso. Il resto sono tutte illazioni di cui saranno chiamati a rispondere quanti continuano a offendere la mia famiglia. Siamo una famiglia normale, che ha dovuto già sopportare una terribile tragedia, ma state certi: Noemi è una ragazza che abbiamo portato avanti con amore e siamo orgogliosi di lei e di come si comporta. Nessuno può smentire questo, da Veronica Lario in giù. Per il resto credo che ognuno debba guardare dentro casa sua non in quella degli altri». Parliamo di quando ha conosciuto il presidente Berlusconi. «La prima volta che l'ho incontrato è stato nel 1990 in un'occasione pubblica». Quale? «A Roma, lui era presidente del Milan e non era ancora in politica. Non fu una vera e propria conoscenza perché lo vidi, mi avvicinai e gli strinsi la mano, nulla di più». Un po' poco per parlare di amicizia. «No, perché la vera conoscenza ci fu nel 2001. Era maggio, e a Napoli in piazza del Plebiscito c'era il comizio con Berlusconi e Fini. Ricordo che mi colpì un gazebo con la scritta ”Tu sì na cosa grande...”. Ero con amici, lo seguimmo dopo il comizio all'hotel Vesuvio, dove si fermò a cena e dove c'era anche il cantante Apicella. Sapevo che gli piacevano libri e cartoline antiche. La mia era ed è ancora in parte una famiglia di librai. Mi avvicinai e chiesi se potevo portargli in dono delle cartoline antiche. Mi disse di prendere contatti con la segreteria attraverso una guardia del corpo per sapere dove portare il regalo, e così feci. Andai a Roma qualche tempo dopo e gliele consegnai: erano cartoline di Secondigliano, il mio quartiere. Poi promisi che gli avrei portato altri libri». Maggio del 2001, ben otto anni fa. Cosa accade in tutto questo lungo periodo? «Accade che a luglio di quell'anno la mia famiglia è colpita da una tragedia infinita, la cosa più terribile che possa capitare a un padre». Yuri Letizia, 19 anni, il 28 luglio 2001 morì schiantandosi con una Fiat Punto sulla Salaria insieme a un commilitone con il quale rientrava al distaccamento dell'aeronautica militare del Monte Terminillo dove svolgeva il servizio di leva. Continui. «Un dolore indescrivibile, uno choc per me, mia moglie e la piccola Noemi. Feci arrivare la notizia al presidente e due giorni dopo mi viene recapitata una lettera scritta a mano da Berlusconi in persona, una lettera accorata, toccante. Credo che sia nato quel giorno il mio rapporto con lui, lo sentìì sincero, vicino, partecipe. Poi seguì anche una telefonata. Fui colpito dalla sua straordinaria sensibilità». Quando vi rivedeste? «Verso Natale di quell'anno, doveva essere metà dicembre. Io e la mia famiglia andammo a Roma per acquisti e passando per il centro storico della città, pensai che fosse la volta buona per presentargli mia moglie e mia fglia: fu la prima volta che vide Anna e Noemi. Proprio in quella occasione, per sdrammatizzare dopo aver ricordato la tragica fine di mio figlio, lui disse a Noemi che aveva dieci anni: ”Considerami come il tuo nonnino”. Allora intervenni e dissi ”Nonno mi sembra ingeneroso, meglio che lo chiami papi”». Ma le ricostruzioni dei giornali e alcune testimonianze danno versioni diverse, parlano di frequenti telefonate tra Berlusconi e Noemi, di vacanze in Sardegna con altre ragazze e senza genitori, di book fotografici. Prima di Letizia interviene l'avvocato Costanzo: «Tutto questo sarà oggetto dell'azione penale che stiamo per intraprendere in difesa del mio assistito. Di questo non parliamo per rispetto dei magistrati che dovranno giudicare». Ma Letizia ci tiene comunque a ribadire che la figlia «in vita sua avrà dato al massimo un bacio al giovane fidanzatino con cui è comparsa nelle foto pubblicate da quotidiani e magazine». A Villa Madama però era a cena con il presidente e senza mamma al seguito. «Nessun mistero. Mia figlia studia con ottimi risultati grafica pubblicitaria. Più volte aveva espresso il desiderio di vedere una sfilata di moda dal vivo e avevo chiesto al presidente se poteva accontentarla. Fummo invitati a Roma. Arrivammo in treno e ci venne a prendere un'auto privata per portarci a Palazzo Grazioli. Noemi andò subito a Villa Madama, pensando di trovare una sfilata ma invece era una cena. Io rimasi a Palazzo Grazioli con Alfredo, il maggiordomo, con il quale vedemmo la partita dell'Italia, ricordo che era un'amichevole con la Grecia. Poi intorno alle 23,30 Noemi tornò e andammo via. Dormimmo a casa di amici per tornare la mattina dopo a Napoli». Marco di Caterino Paolo Russo

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