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Sicurezza, i magistrati rifiutano i badge: minacciano la privacy

Eliana Giusto
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Dopo la strage al tribunale di Milano durante la riunione d'emergenza convocata tra il governo e la magistratura milanese, è emerso quanto sia difficile - se non impossibile - trovare un accordo sulle misure di sicurezza. Per esempio, riporta il Giornale, quando qualcuno ha proposto di installare un sistema di badge e tornelli - come avviene anche in moltissime aziende private - le toghe hanno detto no: "I badge non li vogliamo". La riunione - Per il governo, ci sono i ministri dell'Interno e della Giustizia, Angelino Alfano e Andrea Orlando, con loro anche Santi Consolo, il magistrato che il ministro ha voluto alla testa del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Poi ci sono i vertici delle toghe, una ventina di persone in tutto. E' proprio Consolo (che è uno specialista della sicurezza) a lanciare la proposta di introdurre con effetto immediato a Milano un sistema di controllo elettronico degli accessi. Del resto è stato proprio l'errore umano di un addetto all'ingresso di via Manara a consentire l'accesso con una pistola a Claudio Giardiello. I magistrati però si oppongono: la Procura generale - che è responsabile della security degli uffici giudiziari - solleva alcune obiezioni. Sembra che i giudici non vogliano che i loro ingressi siano registrati, la considerano una minaccia alla loro privacy. 

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