L'orgoglio del celerino: " Ero quella notte alla Diaz. Lo rifarei mille volte"
Fabio Tortosa è un poliziotto e in uno dei suoi ultimi status di Facebook ha rivendicato l'operato degli agenti che durante il G8 fecero irruzione all'interno della scuola Diaz. Classe 1973m è un poliziotto del reparto mobile di Roma e dirigente sindacale del Consap.La Corte europea dei diritti umani definisce l'accaduto come reato di tortura, ma Fabrizio scrive: "Io sono uno degli 80 del VII NUCLEO. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte". Tra i commenti ci sono anche quelli del celerino che scrive: "Non ci sono mezze misure. O si sta con quella merda di Giuliani o si sta con quelli che a Giuliani gli fanno saltare la testa se attenta alla tua vita", e ancora "Io pure sto con la legge. Uso legittimo delle armi Legge 152 22 maggio 1975". Un altro commento da parte di chi era con lui quel giorno: "In quegli anni e specialmente in quei giorni ho vissuto dei momenti che resteranno indelebili nella mia mente e nel mio cuore...eravamo 80 ma la nostra forza era inarrestabile...80 torturatori con le palle piene de stemmerde . Ora non sono più con te FABIO come allora ma avrei dato chissà cosa per continuare a vivere con gente come te". Dichiarazioni in radio - E' stato intervistato a Radio Capital riguardo le sue dichiarazioni sul social. Durante l'intervista Tortosa ha detto: "Non so qual'è la critica. Non sono stato coinvolto in nessuna attività giusiziaria. Si c'è stato un massacro, ma non operato da me o da chi mi circondava. Se sono state picchiate al di fuori delle norme di legge... Noi abbiamo ammucchiato le persone nella palestra. L'attività processuale non corrisponde alla realtà dei fatti". Il giorno dopo - Il post ha 190 "like", ovvero consensi sulla frase del poliziotto e dell' episodio alla Diaz. Il 10 aprile torna sul suo ragionamento: : "Esistono due realtà, due verità. La verità e la verità processuale. La verità processuale si è conclusa con una condanna di alcuni vertici della polizia di Stato e del mio fratello Massimo Nucera a cui va sempre il mio grande rispetto ed abbraccio. Poi esiste la verità, quella con tutte le lettere maiuscole. Quella che solo io e i miei fratelli sappiamo, quella che solo noi che eravamo lì quella notte sappiamo. Una verità che non abbiamo mai preteso che venisse a galla. Una verità che portiamo nei nostri cuori e nei nostri occhi a distanza di quasi 15 anni, quando quegli uomini incredibili si reincrociano in ogni piazza d'Italia in cui ci sia da avversare i nemici della democrazia. Quegli occhi che si uniscono in un abbraccio segreto. In un convenzionale e silenzioso 'si', lo sappiamo, ci hanno inculato. Ma che importa? non era la gloria quello che cercavamo. Quello che volevamo era contrapporci con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco a chi aveva, impunemente, dichiarato guerra all'Italia, il mio paese, un paese che mi ha tradito ma che non tradirò".