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"La certezza del dubbio": Ingrao e l'Italia nei 100 anni di un comunista per bene

Giulio Bucchi
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Un viaggio lungo cento anni ripercorrendo i passi, più che di un uomo politico, di un gentiluomo di fortuna. "Il tentativo di raccontare Pietro Ingrao deve fare i conti con la Storia", scrive Roberto Vicaretti, bravo cronista politico/anchorman di RaiNews24 nell'introduzione della sua biografia per interviste, La certezza del dubbio - Pietro Ingrao raccontato da chi lo ha conosciuto (Imprimatur, pp162, euro 15). Vicaretti s'è prodotto in uno sforzo titanico: un viaggio dentro l'eretico per eccellenza della politica - il comunista perbene- attraverso "100 anni di passione in 11 ritratti" di persone che ben lo conoscono.  Così il centenario Ingrao viene indagato nei suoi lati più nascosti. Dai ricordi di Filippo Vendemmiati si scopre che amava il cinema al punto d'aver collaborato alla sceneggiatura di Ossessione di Visconti. Da quelli di Vendola emerge che nel '66 -anno in cui Ingrao rivendicò all'interno del Pci la "cultura del dubbio" e il diritto al dissenso - accarezzò la fronte del piccolo Nichi preparandolo ad essere "un buon comunista". Da quelli di Macaluso si delinea l'Ingrao pregiato direttore dell'Unità, pompiere finché era in vita Togliatti ed incendiario dopo l'XI congresso (fu salvato dall'epurazione grazie a Berlinguer, Natta e lo stesso Macaluso). E così via. Ogni intervista di Vicaretti è il pezzo illuminato del mosaico di un'epoca: la vita di un gigante nomade in un secolo bello e convulso... di Francesco Specchia

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