Strage nel Canale di Sicilia, il racconto di un bengalese sopravvissuto: "Eravamo 950, molti chiusi nella stiva"
Gli ultimi dati raccolti dai pochi superstiti, ufficialmente 30, della strage nel Canale di Sicilia nella notte del 19 aprile raccontano di un barcone affollato oltre ogni immaginazione. Un bengalese ricoverato a Catania ha parlato di 950 persone, almeno 50 bambini e 200 donne: "Molti erano chiusi nella stiva - ha detto l'uomo alla polizia - avevano chiuso i portelloni per non farli uscire". I soccorsi della Guardia costiera italiana sono partiti appena ricevuto l'allarme della nave portoghese King Jacob, davanti alla quale si è rovesciato il barcone sbilanciato dai naufraghi che ne richiamavano l'attenzione a 70 miglia dalle coste libiche. Eppure in poche ore le speranze di ritrovare altri sopravvissuti sono lentamente svanite: "C'è soltanto nafta e detriti - hanno comunicato gli elicotteristi della Marina - non troviamo più nulla dalle 10 di stamattina" e quindi la versione dell'uomo bengalese, riporta Il Fatto quotidiano, è sembrata più verosimile, con i naufraghi imprigionati nella nave che affondava. Alla luce di quel che è successo, carica di rabbia la telefonata partita dal peschereccio, secondo gli inquirenti di Palermo che indagano per disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Al Centro nazionale di soccorso della Guardia costiera è arrivato quello che sembrava una delle tante richieste di soccorso, un copione ben studiato dagli scafisti. Dal satellitare, raccontano gli investigatori, è arrivata una voce dal tono "neanche concitato" che diceva: "Siamo in navigazione, aiutateci".