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Immigrazione, verso la missione militare Ue a guida Italia: i barconi sono 259, ecco come si possono distruggere

Giulio Bucchi
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Una "missione militare" per fermare gli scafisti e prevenire le stragi di migranti nel Mediterraneo. Anche l'Unione europea sembra aver finalmente cambiato marcia dopo la tragedia del Canale di Sicilia, sull'onda emotiva degli oltre 800 morti in mare. Il governo italiano, per bocca del premier Matteo Renzi e del ministro degli Interni Angelino Alfano, hanno detto che la situazione non è sostenibile dalla sola Italia e che il problema non è solo soccorrere i barconi, ma impedire direttamente che salpino dalle coste del Nord Africa, specialmente dalla Libia, per raggiungere le sponde europee.  Quanti sono i barconi - Giovedì si riunisce il Consiglio europeo e sarà quella una delle sedi in cui l'Italia cercherà di ottenere il via libera per le "operazioni mirate" di cui da qualche giorno parla Renzi. Per attuare blocchi navali (ipotesi quasi scartata) o altre attività nelle acque di paesi stranieri serve l'appoggio delle Nazioni Unite e, soprattutto, dei paesi interessati, altrimenti sarebbero da considerare veri e propri atti di guerra. La via più semplice sarebbe quella di azioni-lampo, dei blitz per distruggere i barconi. Secondo la Guardia costiera e le autorità italiane, i barconi utilizzati in questi anni sarebbero "appena" 259, usati per i viaggi e nella maggior parte dei casi riportati in Africa per essere nuovamente stipati di migranti. Distruggere la "flotta" dei mercanti di uomini è il primo passo, a cui però deve accompagnarsi un'azione di intelligence anche finanziaria per stroncare il business dell'immigrazione. Il concetto è semplice: gli scafisti materiali, quelli che timonano le imbarcazioni di fortuna, sono come i piccoli pusher della droga (spesso guidano le barche in cambio del viaggio gratis in Italia), mentre i grandi organizzatori sono i narcotrafficanti internazionali, al sicuro nelle città della Libia e del Nord Africa.  I blitz militari come in Albania - Appurato questo, come si fa a distruggere i barconi senza mettere a repentaglio la vita stessa dei migranti? Il generale Mario Arpino, che di queste cose se ne intende eccome, a proposito della linea dell'Ue (che ha parlato di missioni tipo Atalanta, quella in atto in Somalia contro i pirati), fa una correzione sostanziale. Servirebbe qualcosa di simile alla missione "Alba", quella che gli italiani hanno operato con successo in Albania negli Anni 90. Era quello all'epoca il fronte caldo dell'immigrazione via mare e le forze militari italiane agirono con blitz mirati sulle coste albanesi per distruggere la flotta degli scafisti. Operazioni border line, non proprio legali, ma con il beneplacito ufficiale o ufficioso delle autorità di Tirana e internazionali. E' questo il clima che Renzi deve creare. L'Ue c'è e potrebbe affidare proprio all'Italia la regia della missione. Si tratta ora di capire la disponibilità della Libia. Mica facile: il governo di Tobruk, quello "riconosciuto", ha già condannato gli scafisti e sulla carta è favorevole. Si tratta di convincere la miriade di tribù e clan che controllano buona parte della costa libica in autonomia rispetto al (debolissimo) potere centrale. E attendere l'esito delle trattative per creare un unico governo di unità nazionale a Tripoli significa perdere troppo tempo.

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