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Maurantonio, parla il papà: "La scuola e i suoi compagni ci hanno lascito soli"

Lucia Esposito
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"E' la prima estate senza di lui", sono passati tre mesi dalla morte del figlio e in un'intervista a Il Giorno il papà Domenico Maurantonio confida il suo dolore mai sopito dal giorno in cui il suo ragazzo è precipitato dalla finestra di un albergo di Milan. Parla del silenzio secondo lui colpevole dei compagni e della scuola per quello che è accaduto nel mese di maggio.  "Sopravvivere a un figlio è una condanna feroce. La prima estate senza Domenico è stata un tempo sospeso tra l'attesa e lo strazio. I mesi di ferie sono così, è normale che l'attività di indagine rallenti, ma sappiamo che non siamo stati dimenticati. Noi siamo qui, aspettiamo, fiduciosi, ci hanno fatto delle promesse". La nuova ipotesi - Poi l'accusa: "Io e mia moglie siamo sempre rimasti a Padova, con i parenti, con la famiglia. Non abbiamo sentito più nessuno della scuola. Solo qualche amico di nostro figlio, qualcuno che non era in gita, amico di infanzia. Preferisco non parlare dei suoi compagni di classe, diventa un discorso troppo delicato".  L'attività investigativa ha subito per ovvi motivi un rallentamento ma il grande quesito a cui dovranno rispondere gli investigatori riguarda la presenza o meno di persone nel momento in cui Domenico è caduto. "L'ipotesi più probabile è che Domenico fosse con altre persone quando è caduto di sotto", si sbilancia l'avvocato della famiglia. E aggiunge: "Persone. Non necessariamente compagni di scuola". Dunque per la prima volta si parla di "altre persone". Un indizio fondamentale per le indagini.

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