Cattolici e anti #gender attenti, ora arriva anche la "sessualità fluida"
C'è una nuova moda che serpeggia. Maschi, prendete vostra moglie, femmine fate uguale col marito, e scaraventateli nell'immondizia: amare per sempre una stessa persona dell'altro sesso è da Matusalemme. Se non ve ne libererete per buttarvi a fornicare anche coi pali della luce o i buchi delle serrature per poi vantarvene in giro, pure il vostro cane vi sputerà presto in faccia. «I cani non sputano...». Impareranno, durante un'orgetta fluida al canile con Fido e Laika. Dopo la frontiera del gender, infatti, voilà la «sessualità fluida». Ormai si parla solo di sesso e ogni giorno c'è una nuova frontiera superata. Occorrerà fornire del Quaalude (il potentissimo sedativo) a Mario Adinolfi. Le portabandiera statunitensi del confine appena deflorato sono due: la cantante simpaticamente folle ed ex icona Disney (Walt si rivolterà nella tomba ricordando quando era Hannah Montana) Miley Cyrus e Cara Delevingne, top model che ha conquistato anche Hollywood. Per affermarsi non è più in vigore il «bene o male l'importante è che se ne parli», ma il «bene o male l'importante è che si parli di te per altro dalla tua professione». Quindi, sia di Miley che di Cara non dibattiamo rispettivamente delle canzoni o delle sfilate/interpretazioni, ma piuttosto di questioni di rilevanza cosmica come il loro esercizio di una sessualità fluida. La fluid sexuality, per misurare la quale esistono test sul web neanche si fosse besciamelle, consiste nell'esser femmine ma attizzarsi per maschi e femmine (e viceversa per i maschi), così da etichettarsi bisessuali e aggiungere un ennesimo orgoglio a quello gay e a quello etero. Tra un po' avremo così tanti riottosi pride sulle strade che toccherà, per muoversi in città, imparare a guidare l'elicottero. Magari dai Casamonica. Essere bisessuali vuol dire intrattenere con la froceria o col lellismo - per usare le parole popolari che si pronunciavano quando amare il proprio stesso sesso erano cacchi privati e non di tutto il mondo - un rapporto a tempo determinato che principia e termina quando mi pare e con chi dico io. Idem con l'eterosessualità. Non più il Giano, ecco il sesso bifronte. Ai coming out di Miley e Cara son seguiti quelli di altre star in ascesa, come Lily Amber Rose. Noi non siamo da meno. La stupenda Naike Rivelli prima si ritrae su Instagram lingua in bocca a Siria De Fazio, ex gieffina, poi impalata in posizione tantrica, entrambi nudi, con Yari Carrisi figlio di Al Bano. Naike ha il merito di farcela vedere, la bisessualità, lei che è più bella di Miley, Cara e Lily messe insieme (altro che dichiarazioni semilacrimevoli delle americane che pare stiano confessando d'aver trucidato una puerpera e pure il neonato). Ha anche quello di spiegarci che è un lesbismo temporaneo molto diverso dalla fantasia maschile di «farlo con più donne»: quello prevede che due donne si diano da fare in modalità lesbica per arrapare il maschio che poi le «castiga» entrambe, ribadendo il predominio maschile eterosessuale. Ma la femmina «fluida» è una nuova impronta dello stivale marciante del femminismo: la vagina è mia e la gestisco io. La tendenza sesso fluido altresì detto pansessualismo è moda anche sullo schermo, in alcuni casi interpretata da chi, oltre ad andare a letto con maschi e femmine, è insieme maschio e femmina, il trans. C'è la pluripremiata serie tv Transparent e ci sono il film The Danish Girl di Tom Hooper e Arianna di Carlo Lavagna alla Mostra del Cinema di Venezia (apre mercoledì). Natalia Aspesi ieri su Repubblica ne ha dato conto, un po' celebrando il nuovo sesso «I», cioè «Intersex». Dopo una vita passata ad occuparsi di noiosissime questioni sentimentali etero nella sua Posta, ora si suca quelle bisessuali, mai pace per lei. Ma il successo di Natalia icona I era prevedibile e infatti ha ripreso l'articolo anche gay.it. Che ha così risposto indirettamente a Efe Bal, trans molto bella e perciò forse meno acidina di Vladimir Luxuria (che ieri pomeriggio, ospite a Estate in diretta, ha sturbato tutti definendo i figli delle star un investimento che poi mettono a frutto facendoli lavorare grazie al proprio cognome). Efe aveva dichiarato a Roberto D'Agostino che i trans, nel mondo gay, sono discriminati. Qual è il problema con la «sessualità fluida»? Beh, di certo non si tratta di morale sessuale: sotto le lenzuola si fa quello che si vuole, e anche fuori, ormai. Natalia nel suo pezzo «I» cita Eraclito, e difatti anche gli analfabeti sanno che nell'antica Grecia addirittura la pedofilia era regolare. Il problema vero è l'aspetto culturale. La sessualità fluida crea una nuova identità sfumando quelle maschili e femminili nel culto di una figura androgina, o ermafrodita, che annulla tutte le differenze. E senza differenze, non c'è varietà, c'è solo una sconfortante uniformità. Da un lato la patente bisex apporta alle star ulteriore pubblicità e charme «ribelle», dall'altro è un ulteriore tassello della teoria gender per cui mascolinità e femminilità sono costruzioni sociali, come se fossimo fatti di legno, scolpibili come Pinocchio. Essere eterosessuale - per quanto oggi tutti nascano ancora dalle tanto schifate coppie tradizionali - sembra quasi diventato banale, grigio, antiquato. Toccherebbe domandarsi se in realtà ad essere banale e grigia non sia l'indistinzione totale che cancella ogni particolarità, e si vuole imporre a ogni costo attraverso la cultura, colonizzando l'immaginario. Persino un semplice omosessuale che prende a sassate gli etero cattolici pur di affermare il suo diritto a sposarsi appare un vecchio bacucco retrogrado, di fronte ai «fluidi». Che lo sono anche nel look, giocando sull'androginia che annulla femminilità e mascolinità. Finché non rimarrà solo l'androgino, tondo, perfetto. E forse senz'anima. Vorrei scrivere ancora, ma ho un appuntamento con due gay e due lesbiche che frequento insieme. Non volendo restare indietro rispetto a Natalia e in generale al mondo, ho inventato la bisessualità ma coi gay e poliamoristica (relazione in più di due alla luce del sole). Devo correre a vestirmi da uoma o da donno. O da entrambi, non so. Gemma Gaetani