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Rapporto Ocse sulle nuove tecnologie: il tablet in classe non aiuta e fa peggiorare

Federica Villa
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Basta alle lavagne e al gesso bianco, basta ai quaderni con i margini e le copertine colorate. Negli ultimi anni le scuole italiane hanno fatto un salto in avanti con la tecnologia: sono arrivate le lavagne multimediali e interattive, gli iPad come registri e i computer come quaderni. Ma, i benefici portati dalle innovazioni, non sono sempre uguali a quelli che ci si aspetta. Secondo i dati dell'Ocse riportati dalla Stampa, pare che le tecnologie non portino un miglioramento nelle competenze linguistiche, matematiche e scientifiche. Anzi, un uso intensivo del computer a scuola conduce a risultati peggiori e fa isolare i ragazzi con handicap, secondo quanto rivelano i dati. Manca l'organizzazione - Il problema non sta tanto nell'uso del pc in classe, come ormai avviene per il 66,8% dei ragazzi in Italia, ma nell'organizzazione della nuova didattica. Non c'è ancora un metodo unitario per coniugare insegnamento e nuove tecnologie. C'è chi ha pensato a classi traversali, come al liceo Lussana di Bergamo, dove i banchi non esistono più e si lavora in gruppi. E dove le valutazioni, prima ancora che i professori, se le danno gli stessi studenti. Oppure, ancora, c'è la flipper class, pensata perché gli studenti imparino a casa, con l'aiuto del computer e poi, solo dopo, arrivino in classe per chiarire i dubbi con gli insegnanti. I nuovi libri digitali - E poi c'è la soluzione del Book in progress, con cui si vogliono far diventare i libri digitali. Saranno delle immense banche dati costruite dagli insegnanti e accessibili per i ragazzi dai loro tablet e computer. Ma di questi ultimi si dovrà imparare a fare a meno in alcuni momenti. Perché a rimetterci sono il rendimento e l'attenzione degli studenti, sempre meno capaci di creare o di essere indipendenti. Il cambiamento, del resto, viene sempre prima dalle persone, che dagli schermi colorati dei pc.

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