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Luca Telese: il processo a Bossetti si perde tra specchi e pettegolezzi

Lucia Esposito
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«Da Giallo mi hanno detto che mi pagavano l' intervista se io accettavo il testo che avevano scritto loro, che però non corrispondeva a quello che gli avevo detto io». Pausa. «Gli ho risposto di no e...». La presidente Antonella  Bertoja chiede: «E...?». Risposta: «Lo hanno pubblicato lo stesso». Brusio scomposto in aula. Sarà vero? Da poco meno di un' ora Antonella Ornago è sul banco dei testimoni. Venerdì mattina, tribunale di Bergamo. Un interrogatorio lungo, e a tratti esasperante, su un dettaglio quasi insignificante, una rivelazione che nell' idea dell' accusa diventa di enorme importanza. Invece, come spesso capita, salta fuori questa cosa. Se la cameriera del ristorante dove Massimo Bossetti andava spesso a mangiare non fosse sotto giuramento (e quindi a rischio di incriminazione per falsa testimonianza) forse non crederei a quello che sta raccontando. Però la Ornago è molto seria, consapevole della gravità di quello che ha detto sulla rivista diretta da Andrea Biavardi e questo è esattamente ciò che racconta. Oggi vi parlo di tre piccoli-grandi-dettagli. Una cameriera che sente una confidenza tra due vecchi amici, una ragazza appariscente che compra uno specchio su Subito.it da un signore che si rivela essere Bossetti, un ex collega arrabbiato per un litigio sul lavoro. Tre insignificanti aneddoti che potrebbero stare in qualsiasi delle nostre vite, e che invece in un processo per omicidio diventano prove di accusa. Ma cosa aveva detto davvero la cameriera, al settimanale pop-criminologico, infine ai carabinieri e alla Corte? Aveva riferito di una conversazione orecchiata per caso, mentre serviva ai tavoli. La Pm Letizia Ruggeri ha in mano il testo della sua deposizione, l' avvocato di parte civile legge i passi dell' intervista a Giallo, e le chiedono di confermare che si trattasse delle "Sabbie Mobili" ma lei nega, e si trincera dietro una muraglia. Ecco i fatti come li ricorda lei: sei o sette anni fa Antonella vede Bossetti vicino a bancone del bar. Sta parlando con un suo amico di vecchia data, «un certo Rudi». Rudi nei suoi ricordi non ha un cognome. È uno che viene spesso a mangiare, dice due battute, ricorda la sua partita IVA per fare ricevuta e se ne va.  Chiede l' avvocato di parte civile, Enrico Pelillo con una ironia che suscita una risata catartica e fragorosa nel pubblico: «Per caso ricorda quella partita Iva, allora?». E lei, candida: «No». Bene, tenetevi forte, perché secondo la Pm Ruggeri quello che sente Antonella è molto, molto importante dal punto di vista processuale. Bossetti borbotta qualcosa del tipo «Come stai?». Quello risponde «Bene». Poi Rudi-partita-IVA fa: «Ti ricordi come ci divertivamo quando eravamo ragazzi?». Bossetti risponde una cosa del tipo: «Eh». Sette anni fa. Ma Rudi dice di più: «Ti ricordi quando andavamo a ballare in quella discoteca... Come si chiamava... A Sotto il Monte... A Chignolo...». Il luogo esatto - come spesso nella vita -resta incerto. Il nome non si fa. E Bossetti annuisce: «Si, si, mi ricordo». Fine dell' aneddoto. Antonella ha simpatia per Bossetti. Ma nemmeno troppa confidenza. Ne parla con rispetto, si indigna quasi quando le chiedono se le abbia fatto delle avances: «Nooo!».  È sicura: «Me ne ricorderei!». E che rapporti avevate? «Quelli che avevo con tutta la clientela». Che tipo di rapporti? Le chiede la Pm, non del tutto convinta. E lei: «Qualche battuta durante le ordinazioni». E poi? E poi? «Saluti e sorrisi al momento del conto». Parlavate del caso Yara? «No...». No, è sicura? «Forse qualche volta, c' era la tv, in sala».  Quindi, ricapitolando tutti i fatti. Antonella serve ai tavoli, conosce poco più per nome due clienti che un giorno, vicino al bar sente parlare di quando - Bossetti è del 1970 - fra il 1984 e il 1990 - andavano in una discoteca. Quale? Il nome non lo dicono. Ma se fosse le "Sabbie Mobili" di Chignolo sarebbe perfetto, certo. Perché è il locale che sta di fronte al campo dove è stato ritrovato il corpo di Yara. Se fosse quella cambierebbe davvero qualcosa? Sarebbe importante appurare che l' imputato a sedici, diciassette o venti anni è stato a ballare "Sunday bloody Sunday" o "London Calling"" in un posto dove 25 o 30 anni dopo è stato ritrovato il corpo della vittima? Chissà. Le indagini degli inquirenti che hanno testimoniato in aula, infatti, dicono che Bossetti non aveva la tessera necessaria per entrare in quel locale. Di più: nessun testimone ricorda di averlo mai visto lì. E poi la Ornago non ha mai parlato delle "Sabbie Mobili", in nessuna delle interviste che aveva fatto prima di Giallo. Arriva dunque un collega di questo settimanale che le chiede di raccontare la storia di quella chiacchiera che ha sentito con Rudi. Il collega questa volta scrive che la Ornago avrebbe detto «La discoteca Sabbie Mobili». Bingo.  Tutti noi vorremmo poter fare questo titolo: forse ha capito male, forse ha insistito in buona fede. O forse ha ceduto lei? Giallo annuncia querela e dice di poter esibire la registrazione. Sta di fatto che l' intervista viene letta dalla Pm e dalla parte civile. La ragazza viene interrogata, e poi chiamata a deporre. Ma in aula smentisce. Con molte contorsioni, riesce a spiegare perché - secondo lei - non ha mai detto "Sabbie Mobili": «C' era una discoteca dalle mie parti che si chiamava così... Ma io non ho mai detto che fosse a Chignolo. Il nome di cui parlavano loro doveva essere un altro».  La Pm si spazientisce. La parte civile chiede chiarimenti. In aula si materializza un sospetto: o la ragazza è inattendibile o è confusa. Invece la presidente della corte dimostra una pazienza inenarrabile per dipanare il mistero e ci riesce: «Dunque lei ha sentito che parlavano di questa discoteca ma non pensa che fosse le "Sabbie Mobili"?». E lei: «Esatto». La Presidente prosegue: «Però ha sentito parlare di una discoteca "Sabbie Mobili" in un' altra località, giusto vicino casa sua?». La cameriera: «Dalle mie parti...». La presidente: «Però lei è sicura di non aver mai detto al giornalista che era "Sabbie Mobili" a Chignolo?». La ragazza si infervora: «Ecco, è così: non era esattamente quella l' intervista. Hanno scritto quello che volevano, mi hanno mandato una mail col testo, dicevano che mi avrebbero pagato se confermavo, e io gli ho scritto una mail dicendo di non pubblicare nulla. Invece loro l' hanno mandato in stampa». Così. Il mistero delle due località - invece - lo risolve l' avvocato Paolo Camporini che ha fatto ricerche: «Presidente, il fatto è questo, ed è compatibile con quello che dice la ragazza. La discoteca "Sabbie Mobili" ha avuto due gestioni. Prima era nel paese del Papa a Sotto il Monte, vicino a casa della Ornago, poi si è trasferita a Chignolo. Bossetti non l' ha mai frequentata». E più tardi Bossetti lo dice in modo esplicito: «Andavo alla discoteca "Il Gabbiano", a Chignolo». Ma se ci fosse stato alle "Sabbie Mobili", meritava davvero un' ora di processo? Pensate con attenzione a cosa si sussurra di voi nei bar, a cosa dite quando incontrate qualcuno. Può essere un indizio di colpa il fatto che l' accusa abbia trovato tre muratori che hanno lavorato con l' imputato e ricordano, in modi diversi, ma tutto sommato concordanti che Bossetti nel 2006-2008 abbia detto tre balle? È tutto vero: una volta ha raccontato di essersi operato al naso (e non era vero) una volta di essersi picchiato con la moglie Marita e di dover firmare in questura (e non era vero) e una volta (ad una sola persona) di avere un tumore alla testa (bugia anche questa). È importante che il signor Ennio Panzeri, un ex socio con cui Bossetti ha litigato nel 2008 per un lavoro da fare dica che in cantiere lo chiamavano "il favola"? Per la Pm si, e per almeno due motivi. Il racconto per lei dimostra che Bossetti non andava d' accordo con Marita, tant' è vero che la Ruggeri ha cercato di chiamare a deporre anche due (presunti) ex amanti della moglie (stoppata per ora dal presidente Bertoja). Per la Pm, che fatica a trovare un movente del delitto Yara, questi amanti e questa frustrazione sfociata nei litigi (due anni prima del delitto!) sono la prova che Bossetti era frustrato sentimentalmente, che cercava una rivalsa. Per la Pm la chiacchierata con il signor Rudi partita-Iva ascoltata nel 2008 dalla cameriera Antonella sarebbe stata la prova che Bossetti aveva un legame con la discoteca "Sabbie Mobili" e con il luogo del delitto. E la cameriera Antonella in una domanda era diventata (per un attimo), durante l' interrogatorio di Bossetti, persino una possibile amante. Luca Telese Non è bionda, carina, acqua e sapone, il tipo che piace a Bossetti? In questa inchiesta tutto diventa subito torbido, potenzialmente sospetto, con gusto a tratti morboso. L' avvocato Salvagni chiede all' ex socio avvelenato con Bossetti: «Ma chi usava il soprannome "favola" per Bossetti?». E lui, allargando le braccia: «Tutti». E Salvagni: «Sì, ma tutti chi?». E l' operaio: «Beh... Tutti!».  Bossetti è rimasto imperturbabile per mesi, ma su questo chiede di parlare addirittura una seconda volta: «Presidente, io chiedo scusa, mi vergogno davvero: ma è vero, ho raccontato una bugia! Però lui non mi pagava, io dovevo lavorare e non è che ai miei figli gli potevo dare da mangiare sabbia e mattoni!». È sincero? Ma l' eventuale bugia per coprire un giorno di assenza (!) nel 2008 proverebbe che è un potenziale assassino e calunniatore? Ed ecco la vera perla, la fiammata per chiudere in bellezza. Eva Ravasi, 42 anni, labbra rosso fuoco, abbronzatura tropicale, seno prorompente incastonato in un giubbotto irideggiante. Dopo la sfilza dei magùtt, con camice flanellate, barbe e baffi di carta vetrata il pubblico si anima. Eva è stata rintracciata dalla polizia perché ha risposto all' annuncio per lo specchio messo da Bossetti su Subito.it (li hanno interrogati tutti!). Lui le aveva dato un appuntamento davanti al cimitero di Chignolo. Lei ha ribattuto: «Facciamo davanti a una fabbrica», meno lugubre. Bossetti voleva 60 euro, poi ha ceduto l' oggetto a 35 euro. E a questo punto si mette a fare il piacione: «Ho un' impresa, vuoi fare la segretaria per me?». Lei dice di no: «Casomai mia sorella». Lui improvoleggia ancora di più: «È bella come te?». La cosa non va in porto (purtroppo). A casa il colpo di scena. Lei ricorda un po' seccata: «Ho scoperto che non era di legno, ma di plastica!». Quindici minuti di show: e risata corale del pubblico. È importante perché Bossetti faceva il piacione? Perché si dimostra che è allupato? Perché l' oggetto non valeva 35 euro? Mistero. Se Massi mirava alla vamp o a sua sorella (classe 1976) poteva ambire anche all' angelica Yara? Difficile, data l' evidente diversità antropologica. Io, invece, torno a casa e penso cosa direbbe di me, se lo rintracciassero, il signore a cui ho venduto le barre Portatutto su Subito.it. Abbiamo tutti una colpa che ci manderebbe al patibolo, nell' armadio delle nostre vite. Tutti, se a frugare è una investigatrice sagace come la Ruggeri. Luca Telese

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