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L'ex Pd fa causa a Papa Francesco: da lui vuole 600 milioni di euro

Andrea Tempestini
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Pippo Civati e un gruppo di altri parlamentari tutti eletti nel Pd e con lui confluiti nel gruppo Misto sono partiti all'attacco dell'8 per mille, cercando di togliere circa 600 milioni di euro all'anno alla Chiesa cattolica per dirottarli a un nuovo fondo di sostegno delle povertà. Loro sono sicuri pure di avere a fianco in questa battaglia papa Francesco. La proposta è contenuta in un disegno di legge costituzionale presentato alla Camera dal titolo «disposizioni concernenti la disciplina del finanziamento di attività religiose e caritative della Chiesa cattolica e di altre confessioni religiose», presentato il 10 marzo scorso per essere assegnato alla commissione affari Costituzionali di Montecitorio. L'idea è quella di non ripartire come avviene oggi l'inoptato dell'8 per mille Irpef, che rappresenta la maggiore parte delle dichiarazioni dei redditi italiane. Secondo la legge del 20 maggio 1985 che dava attuazione alla revisione del Concordato che la Chiesa cattolica aveva firmato con l'allora premier Bettino Craxi infatti l'intero 8 per mille dell'Irpef sarebbe dovuto essere ripartito fra i soggetti che si potevano barrare in quella dichiarazione dei redditi: all'inizio lo Stato e la Chiesa cattolica, poi via via tutte le altre confessioni che avevano firmato intese con il governo italiano. All'articolo 47 la legge prevede che «in caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse». Ancora oggi la Chiesa cattolica risulta la maggiore beneficiaria di questa ripartizione. Ma viene scelta direttamente solo dal 37% dei contribuenti. Grazie alla ripartizione risulta alla fine scelta da circa l'82% del totale. Secondo la prima percentuale alla Cei andrebbero circa 485 milioni di euro. Dopo la ripartizione quella cifra cresce ben oltre il miliardo di euro. La differenza è appunto di circa 600 milioni, ed è su quella che la proposta Civati & c chiede di intervenire. La norma è semplice: «La quota corrispondente alle scelte non espresse da parte dei contribuenti è attribuita alla gestione dello Stato ed è impiegata per il finanziamento di iniziative volte al contrasto della povertà». Stesso meccanismo verrebbe applicato alla quota dell'8 per mille che riguarda le altre confessioni religiose, ma in questo caso la cifra che si otterrebbe non supererebbe i 100 milioni di euro. Certo sulla proposta Civati potrebbero confluire i voti del Movimento 5 stelle, e non mancano neppure i sostenitori all'interno del Pd. Ma è difficile che il governo autorizzi uno scontro così frontale con le autorità ecclesiastiche, che verrebbero messe in ginocchio da quel prelievo improvviso di 600 milioni di euro. I proponenti però si sentono sicuri di avere l'appoggio in questa battaglia addirittura del Papa. E lo scrivono apertamente nella relazione che accompagna il testo normativo: «È probabile che una proposta di revisione del Concordato fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica troverebbe d'accordo anche papa Francesco, che tante volte ha tuonato contro i privilegi della Chiesa di Roma e ha impresso un nuovo corso al cattolicesimo». I Civati boys sono certi di essere sostenuti anche da una parte della stessa chiesa italiana: «Il 16 novembre 2015», scrivono, «è stato celebrato il cinquantesimo anniversario del Patto delle Catacombe, ed è stato rinnovato l'impegno preso lo stesso giorno del 1965. Allora un gruppo di padri conciliari, 42 vescovi della Chiesa dei poveri, a conclusione del Concilio Vaticano II, decise di scendere nelle Catacombe di Santa Domitilla a Roma, simbolicamente ai margini, per firmare il patto, impegnandosi a vivere una vita sobria, senza lussi, onorificenze e privilegi, tutta orientata alla costruzione di una Chiesa dei poveri». Conclusione. «Ora, con Papa Francesco, anche se a passi lenti, la morigeratezza, sta diventando l'impegno di tutta la Chiesa e i vescovi italiani si sono espressi per un nuovo umanesimo della chiesa in Italia, non alla ricerca dei soldi e del potere, ma con una attenzione privilegiata ai poveri». Quindi Civati che porta via loro 600 milioni di euro l'anno, si attende pure un grazie. di Franco Bechis @FrancoBechis

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