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Di Matteo nel mirino della mafia: "Il paese non può essere governato da comici e froci"

E' uno stralcio delle due lettere recapitate al procuratore di Palermo, che ora rischia la vita. Messineo e Lari: "Molte analogie con il '92"

Sebastiano Solano
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di Sebastiano Solano Anche Cosa Nostra è alle prese con la formazione del governo. Come noto, l'instabilità politica non fa bene agli affari della mafia. Anno 1992: la vecchia classe dirigente fu spazzata via dalle inchieste di Mani Pulite e la criminalità organizzata rispose con le stragi di Capaci e Via D'Amelio. Ora, oltre vent'anni dopo, la situazione è, se possibile, ancora più instabile. Un comico, Beppe Grillo, è quasi riuscito ad arrivare al governo, i vecchi partiti sono delegittimati e, come nel 1992, la mafia prova prendere in mano la situazione. A modo suo.  Comici e froci - Qualche giorno fa, sulla scrivania del procuratore Nino Di Matteo, titolare delle indagini sulla presunta trattativa Stato-mafia, sono arrivate - come rivela Il Fatto Quotidiano -  due lettere di un sedicente appartenente al mafia trapanese. Quella che fa a capo a Matteo Messina Denaro, per intenderci, il super-ricercato boss trapanese su cui le ricerche vanno ormai avanti da anni. Le lettere riportano la condanna a morte di Di Matteo, già decisa dal boss dei boss in "alternativa a quella di Massimo Ciancimino", su richiesta "di alcuni amici romani di Matteo (Messina Denaro, ndr), perché questo paese non può finire governato da comici e froci". Questo si legge nella lettera.  Di Matteo nel mirino: raffrozata la scorta - Secondo l'estensore della lettera, che dice di essere uno degli incaricati per l'omicidio del procuratore, la data dell'attentato è maggio e il tritolo è già a Palermo. Non è opera di un mitomane. L'uomo indica, con preoccupante precisione, luoghi, orari e spostamenti abituali del procuratore. Da qui, la decisione di rafforzare la scorta di Di Matteo. Le analogie tra la situazione di oggi e quella del 1992 è impressionante e preoccupante allo stesso tempo.  Le analogie con il '92 - Dichiara Francesco Messineo: "Il clima complessivo è tale da destare la massima preoccupazione, perché ci sono numerose analogie tra la situazione attuale e il '92: abbiamo lo stallo istituzionale, un fase di confusione politica e un'imminente elezione del capo dello Stato". Sulla stessa lunghezza d'onda un altri magistrato in prima linea come Sergio Lari, a capo della procura di Caltanissetta: "Stiamo vivendo un momento storico simile al '92", afferma. E aggiunge: "C'è una situazione d'instabilità politica proprio come vent'anni fa". 

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