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Mediaset, i giudici rigettano la richiesta di rinvio: il processo continua

Silvio nel mirino: visto da Benny

L'istanza era stata avanzata in attesa del verdetto della Consulta sul conflitto d'attribuzione. Ma per la Corte d'Appello, la decisione non sarà decisiva

Sebastiano Solano
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La magistratura imbraccia l'ascia di guerra ed entra di prepotenza nel dibattito politico. Il clima di pacificazione che, tra mille difficoltà, è stato inaugurato con l'avvio del governo Letta proprio non va giù ai giudici di Milano che ha così impresso un'accelerata al processo Mediaset, rigettando la richiesta di rinvio del processo avanzata dai legali del Cav, Niccolò Ghedini e Pietro Longo. Il Cavaliere in primo grado è stato condannato a quattro anni di reclusione e a cinque di interdizione dai pubblici uffici.  La sentenza è prevista per le 17. Nell'arringa difensiva di oggi i legali hanno chiesto l'assoluzione per i loro assistiti. La decisione delle toghe - All'udienza di stamattina i due avvocati avevano chiesto di rinviare l'udienza d'appello in attesa della decisione della Consulta riguardo un conflitto d'attribuzione tra poteri dello Stato riguardo un legittimo impedimento sollevato dalla Presidenza del Consiglio. I giudici della Corte d'Appello di Milano, riunitosi stamattina in camera di consiglio, hanno però respinto l'istanza: a loro dire, il verdetto della Corte Costituzionale non è decisivo per le sorti del processo Mediaset. I rischi per il governo -  Così il processo riprende e, soprattutto, riprende l'assedio a Silvio Berlusconi, che alcune frange della magistratura vorrebbero in galera nonostante un consenso popolare che dopo vent'anni è ancora ben oltre il 30%. A nulla sono serviti, d'altra parte, i moniti di Giorgio Napolitano che nel suo discorso d'insediamento ha ribadito la necessità di avviare un clima di collobarazione volto alla risoluzione dei problemi economici e soprattutto sociali del Paese. La decisione della Corte d'Appello, insieme all'affossamento di Nitto Palma alla Commissione Giustizia di ieri, rappresentano due duri colpi al governo Letta: è impossibile, se la situazione non cambia, proseguire sulla strada della collaborazione tra Pd e Pdl. A tutto discapito degli italiani.

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