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Trattativa Stato-mafia, Mancino furioso"Non posso stare a processo con i boss"

Nicola Mancino

I giudici della Corte d'assise dovranno stabilire se c'era un patto tra pezzi dello Stato e i vertici di Cosa nostra

Nicoletta Orlandi Posti
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Non ci sta Nicola Mancino ad essere processato insieme ai mafiosi. L'ex ministro dell'interno, accusato di falsa testimonianza, è arrivato a Palermo pronto a difendersi, ma anche a prendere le distanze dagli altri coinmputati: "Non posso stare in uno stesso processo con la mafia, io l'ho sempre combattuta", ha detto stizzito entrando nel bunker dove si svolgerà il processo.  E attacca: "Io non rappresento lo Stato, sono l'ex ministro dell'Interno. Io rappresento me stesso con una imputazione diversa da quella degli altri imputati. Io sono imputato di falsa testimonianza perchè la mia parola è stata ritenuta inadeguata rispetto a qualche collega che all'epoca era ministro", puntualizza annunciando che chiederà alla Corte d'assise di Palermo di stralciare la sua posizione. Di tutta risposta la Procura ha preannunciato che contesterà una nuova aggravante all'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino. Il Pm non ha avuto però il tempo di specificare di quale aggravante si tratti perchè il presidente della Corte lo ha interrotto, spiegando che non era quello il momento per procedere alla contestazione. Andando via dall'aula bunker Mancino ha detto: "La trattativa? Non c'è stata   proprio per niente".  Il processo - Proprio nel giorno del ventesimo anniversario della strage di via dei Georgofili a Firenze, avvenuta il 27 maggio del 1993 e che fu un altro messaggio di Cosa nostra alla politica, a oltre mille km di distanza prenderà il via questa mattina, nell'aula bunker del carcere palermitano di Pagliarelli, davanti ai giudici della corte d'assise, il processo sulla trattativa tra Stato e mafia. Secondo i magistrati che rappresentano l'accusa, il procuratore aggiunto Vittorio Teresi e i pm Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene (in un primo momento c'era anche Antonio Ingroia, poi partito per il Guatemala) la trattativa tra pezzi dello Stato e i vertici di Cosa nostra sarebbe iniziata nella primavera del 1992, cioè subito dopo l'omicidio dell'eurodeputato Dc Salvo Lima e sarebbe proseguito almeno fino al 1994, il giorno del fallito attentato allo Stadio Olimpico di Roma dove Cosa nostra voleva uccideere centinaia di Carabinieri. A prendere i primi contatti con esponenti della mafia corleonese sarebbero stati, appunto all'inizio del 1992, l'allora colonnello del Ros Mario Mori e dall'allora capitano Giuseppe De Donno, che chiesero di vedere Vito Ciancimino, l'ex sindaco mafioso di Palermo, che aveva contatti con Totò Riina e Bernardo Provenzano. Al centro del processo le telefonate tra l'ex consigliere giuridico del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, Loris D'Ambrosio, morto la scorsa estate, e l'ex Presidente del Senato Nicola Mancino. Colloqui telefonici iniziati il 25 novembre del 2011 e proseguiti fino al 5 aprile del 2012, e tutte intercettate dalla Procura di Palermo. Gli imputati - Sul banco degli imputati c'è proprio lo Stato ma anche Cosa nostra. Sono dieci gli imputati: i capimafia Totò Riina, Leoluca Bagarella, Antonino Cinà, ma anche l'ex senatore Marcello Dell'Utri,l'ex Presidente del Senato Nicola Mancino, gli ex vertici del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, il pentito di mafia Giovanni Brusca e il collaborante Massimo Ciancimino. Quest'ultimo è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e calunnia all'ex capo della polizia Gianni De Gennaro, mentre Mancino, deve rispondere di falsa testimonianza. Per tutti gli altri otto imputati il capo d'accusa è di violenza o minaccia a Corpo politico dello Stato. Due posizioni sono state stralciate. Si tratta dell'ex ministro Calogero Mannino e del boss Bernardo Provenzano. Il primo ha scelto il rito abbreviato mentre il capomafia, a causa delle sue condizioni di salute, viene giudicato in un processo parallelo davanti al gup Piergiorgio Morosini. I testimoni - Sono complessivamene 178 i testimoni citati dalla Procura, tra i quali il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e il Presidente del Senato Piero Grasso. Richiesta di costituzione di parte civile è stata presentata stamattina dall'associazione Libera, ma anche dall'associazione Addiopizzo, dall'associazione Giuristi democratici, da Salvatore Borsellino a titolo personale (è già presente col suo movimento delle Agende rosse), dai familiari dell'eurodeputato della Dc Salvo Lima, ucciso dalla mafia nel 1992, e dal Comune di Palermo nei confronti di Nicola Manino, unico imputato riguardo al quale l'amministrazione non era stata ammessa dal Gup. Dato l'alto numero delle istanze, il processo è stato rinviato al prossimo venerdì. Lo ha deciso il presidente della Corte, Alfredo Montalto, accogliendo una richiesta del Pm, che ha fatto presente di aver bisogno di un termine prima di esprimere il proprio parere sulle domande di costituzione di parte civile, 

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