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Il Comune dà il numero civico alla roulotte rom abusiva

La roulotte a via Ferrero, Padova

Prima il carro diventa prefabbricato, poi l'amministrazione euganea assegna il riconoscimento ufficiale. In barba a leggi e buon senso

Nicoletta Orlandi Posti
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Da roulotte abusiva a prefabbricato senza ruote. Altrettanto illegale, perché posizionato in un'area non edificabile, ma dotato di un numero civico e di conseguenza, come prevede il regolamento comunale, degli allacciamenti di acqua, luce e gas. A Padova, per tentare di ottenere la residenza - e nel frattempo usufruire delle utenze - ai rom basta acquistare a prezzo stracciato un terreno non edificabile, parcheggiarvi dentro il proprio caravan, smontare le ruote e recintare la zona, premurandosi di piazzare un cancelletto d'entrata. Secondo l'articolo 5 comma 8 del “regolamento di gestione della numerazione civica” approvato dal Consiglio comunale il 10 dicembre 2012 infatti, «la numerazione civica esterna può essere attribuita anche in presenza di aree non edificate, ma dedicate in modo permanente a residenza o ad attività economiche purché siano recintate e provviste di un accesso all'area di circolazione». Famiglia bosniaca - Una famiglia bosniaca accampata da tre anni in via Ferrero, a pochi passi dal quartiere Arcella -  conosciuto come il Bronx del capoluogo euganeo - non si è fatta sfuggire l'occasione. A settembre 2010, per 15 mila euro in contanti, ha comprato da un privato il terreno, una zona adibita a verde pubblico dal piano regolatore - ossia non edificabile - e non lontana da un ossigenodotto, quindi potenzialmente pericolosa. Ha trasformato la propria casa viaggiante in una dimora fissa, e, et voilà. I nomadi, per la propria baracca, hanno ottenuto dall'amministrazione il numero civico, grazie al quale, un giorno, forse potranno anche diventare padovani a tutti gli effetti, potendo poi accedere alle graduatorie per l'assegnazione di case popolari e ottenere dal Comune pure il sussidio per la scuola dei propri bambini, semmai i genitori decidessero di mandarceli.  Promesse non mantenute - Altro che gli sgomberi dei campi nomadi abusivi annunciati dall'ex sindaco del Partito Democratico, Flavio Zanonato - oggi ministro per lo Sviluppo Economico - ogniqualvolta, nella sua Padova, i rom si rendevano protagonisti di scorribande e ruberie. E che dire delle ordinanze anti-accampamenti (l'ultima appena un mese fa) del suo successore, il compagno Ivo Rossi? La verità è che gli zingari, nella città del Santo, oltre a non correre il pericolo di essere cacciati, se non in circostanze del tutto eccezionali, hanno deciso di mettere radici. E poco conta, come nel caso della famiglia bosniaca di via Ferrero, se il Comune minaccia ciclicamente di far rimuovere dal carro attrezzi le roulotte. I caravan rimangono quasi sempre al loro posto. Ormai, i nomadi, hanno capito come comportarsi. Il regolamento comunale parla chiaro, e gli zingari ci provano. «Razzismo al contrario» - «Questo è un modus operandi che deve finire» dice il padovano Massimo Bitonci, presidente dei senatori leghisti. Che aggiunge: «Chiederò al ministro Kyenge e al ministro Alfano di rispondere in aula a questa domanda: è giusto premiare chi opera ai margini della legalità a danno di chi già risiede in città e sta scontando sulla sua pelle il peso di una crisi economica causata soprattutto da uno Stato sprecone?». Poi Bitonci parla di «razzismo al contrario contro i padovani, contro chi fa parte di una comunità storicamente determinata a vantaggio di un gruppo di privilegiati cari a una parte politica egemone. Questo è il metodo Zanonato» conclude «che il suo successore, Ivo Rossi, non ha fatto niente per cambiare».  di Alessandro Gonzato

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