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Multe ai morti e bollette errateLa malaburocrazia non ha pietà

Vedova e con la pensione minima, l'Inps le chiede 7mila euro per l'indennità del marito, defunto 10 anni fa. E a una signora arrivano 200.000 euro di luce

Alessandro Gonzato
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La malaburocrazia non va mai in vacanza, nemmeno in agosto. Anzi, spietata bussa alle porte dei poveri italiani, la cui estate, in molti casi, è già stata guastata dall'impossibilità, causa conti in banca ridotti al lumicino, di trascorrere qualche giorno di relax al mare.  Prendiamo il caso della signora Maria Grazia Vendramin, 61 anni, residente a Quinto di Treviso - 10mila abitanti nella zona sud del capoluogo veneto. La sgradita sorpresa le si è presentata direttamente nella buca delle lettere: l'Inps, dopo essersi preso un paio di lustri di tempo per portare a termine tutti gli accertamenti del caso, le ha infatti inviato una comunicazione che la invita a restituire 7.365,56 euro. Cifra che, secondo l'istituto nazionale di previdenza sociale, il di lei fu marito Silvano Granello - morto 10 anni fa a causa di un tumore - avrebbe percepito come indennità di mobilità ma senza averne titolo, per nove mesi, dal 2 gennaio al 30 settembre 2003. Niente rate - La signora, nell'esprimere il suo sconcerto, non vuol entrare nel merito della contestazione. Dice comunque di non sapere quali pratiche l'ex consorte - autista per una ditta fino al fallimento della stessa -  avesse avviato con l'istituto previdenziale. Ciò che la vedova trevigiana disapprova sono invece le modalità e i tempi con i quali le è stata presentata la comunicazione. Nella busta, assieme alla richiesta di rifondere la somma che sarebbe stata elargita in modo ingiustificato, le sono stati spediti il bollettino prestampato per procedere al saldo in un'unica soluzione e la proposta di rateizzazione. Peccato che, trascorsi dieci anni dai fatti contestati, i termini per poter chiedere un pagamento poco alla volta siano scaduti.  Per la signora Vendramin, che si dice «distrutta» a causa del macigno che le è piombato addosso tutto di un tratto -  sottolinea di non aver ricevuto mai alcun preavviso - rimane la possibilità di impugnare il provvedimento. Certo:  ma come fare a sostenere un'azione legale con tutti i costi che ne deriverebbero, considerato che l'unica sua entrata è rappresentata da una pensione di reversibilità di  600 euro al mese, nessun lavoro, il mutuo della casa e tutte le tasse e le bollette da pagare? In passato la donna aveva lavorato come bidella in alcune scuole di Treviso. La necessità di sottoporsi a una serie di terapie, però, l'aveva costretta ad abbandonare l'impiego, col conseguente arretramento nelle graduatorie per l'assegnazione di nuovi incarichi. Ora, anche per far fronte ai soldi che l'Inps le chiede, avrebbe assoluta urgenza di tornare ad avere una busta paga. Due mesi di odissea - Nemmeno una vita di sacrifici, invece, sarebbe bastata alla padovana Silvana Muraro - che vive con la figlia studentessa - per pagare la bolletta di 202.597,40 euro che l'Enel le ha recentemente spedito come corrispettivo di sessanta giorni di consumi elettrici domestici. Che si tratti di un errore, dovuto magari a un guasto del contatore o a un problema informatico, non v'è dubbio - consumi del genere sono da azienda nemmeno tanto piccola. Ma la signora padovana sostiene di essere riuscita a chiarire la propria posizione soltanto dopo due mesi di telefonate e raccomandate. Anche la sua estate, a causa dello choc subìto, è stata rovinata. «Ho perso tempo per sistemare un errore che non è mio, vivendo anche pesanti stati d'ansia» sottolinea la signora Muraro. Che poi si domanda cosa mai sarebbe potuto accadere se una simile bolletta fosse stata recapitata a un anziano, magari debole di cuore.  Fuor d'ironia, roba da restarci fulminati.

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