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L'intervista di Scalfari al Papa: "La Chiesa si apra alla modernità"

Papa Francesco

I problemi del presente riguardano giovani e anziani: "I primi disoccupati, gli altri abbandonati a se stessi"

Francesca Canelli
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Dopo la lettera inviata a Eugenio Scalfari, papa Francesco concede un'intervista al fondatore di Repubblica. Riportata integralmente sul quotidiano, il dialogo tocca diversi punti focali dello scenario sociale e politico attuale, e del ruolo che la Chiesa si propone di mantenere. "I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi - risponde il pontefice a una delle prime domande di Scalfari - I vecchi hanno bisogno di cure e di compagnia; i giovani di lavoro e di speranza, ma non hanno né l'uno né l'altra, e il guaio è che non li cercano più. Sono stati schiacciati sul presente. Mi dica lei: si può vivere schiacciati sul presente? Senza memoria del passato e senza il desiderio di proiettarsi nel futuro costruendo un progetto, un avvenire, una famiglia? È possibile continuare così? Questo, secondo me, è il problema più urgente che la Chiesa ha di fronte a sé".  La politica - Poi l'intervista apre alla politica. Scalfari si domanda come un malessere soprattutto di stampo politico, economico, che riguarda partiti, governi, sindacati, possa riguardare la religione: "Certo, lei ha ragione, ma riguarda anche la Chiesa, anzi soprattutto la Chiesa perché questa situazione non ferisce solo i corpi ma anche le anime. La Chiesa deve sentirsi responsabile sia delle anime sia dei corpi", risponde papa Francesco. "Non sono certo Francesco d'Assisi, non ho la sua forza e la sua santità". Risponde ancora Papa Bergoglio al giornalista, che gli chiede se dovrà seguire la strada del Poverello per una riforma della Chiesa. "Sono il vescovo di Roma e il Papa della cattolicità e ho deciso come prima cosa - spiega Francesco - di nominare un gruppo di 8 cardinali che siano il mio Consiglio, non cortigiani ma persone sagge ma animate dai miei stessi sentimenti. Questo e' l'inizio di quella Chiesa con un'organizzazione non soltanto veritcistica ma anche orizzontale. Quando il cardinale Martini ne parlava mettendo l'accento sui Concili e sui Sinodi, sapeva benissimo come fosse lunga e difficile la strada da percorrere in quella direzione. Con prudenza ma fermezza e tenacia". L'anticlericale - Quando ho di fronte un clericale, divento anticlericale di botto", continua ancora il Papa, accendendosi. "Il clericalismo - spiega - non dovrebbe avere niente a che vedere con il cristianesimo. San Paolo che fu il primo a parlare ai gentili, ai pagani, ai credenti in altre religioni, fu il primo a insegnarcelo". L'intervista non risparmia sorprese e confessioni. "Prima dell'accettazione - rivela Bergoglio, parlando della fumata bianca - chiesi di potermi ritirare per qualche minuto nella stanza accanto a quella con il balcone sulla piazza, una grande ansia mi aveva invaso". Ma poi andò tutto liscio, e iniziò l'avventura del Papa alla guida della Chiesa. Che adesso deve aprirsi alla modernità: "Aprirsi alla modernità è un dovere". La Chiesa è consapevole dei probleimi del presente? "In larga misura quella consapevolezza c'è, ma non abbastanza. Io desidero che lo sia di più. Non è questo il solo problema che abbiamo di fronte ma è il più urgente e il più drammatico", conclude.

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