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Pamela Mastropietro, Vittorio Feltri e il sospetto atroce: "Nigeriani branco di subumani, cos'hanno fatto col suo cuore"

Giulio Bucchi
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C'è un quarto nigeriano indagato per l'omicidio di Pamela Mastropietro, ma la terribile vicenda della 18enne fatta a pezzi a Macerata ha ancora molti, troppi lati oscuri. Lo ammette il procuratore Giovanni Giorgio, lo sostiene anche lo zio di Pamela e legale della famiglia, Marco Valerio Verni. L'eroina e la siringa comprate dalla ragazza ("Pamela non si bucava, odiava gli aghi", ha sottolineato lo zio), il movente dell'esecuzione da parte dei nigeriani (aggressione sessuale respinta?), la dinamica agghiacciante dello "smembramento" del corpo, diviso poi in due trolley, operazione scellerata ma solo in apparenza semplice. Gli aguzzini di Pamela hanno agito con tale perizia e precisione da far pensare alla presenza di un vero e proprio "macellaio" nel gruppo. E soprattutto, ci sono dettagli "inquietanti" e ancora inspiegabili, come la mancanza di alcune parti del cadavere, quasi a suggerire una specie di rituale.  Leggi anche: Pamela, l'impronta nella casa di Innocent Oseghale Il direttore di Libero Vittorio Feltri, nel suo editoriale di domenica, parlando del "branco di subumani", sottolinea come ne abbiano "occultato il cuore". "Forse è stato venduto sul mercato nero che lo valuta, se buono, 100mila euro", è la chiosa del direttore, che poi rincara la dose dopo il sabato "antifascista": "Lo sparatore (Luca Traini, che ha aperto il fuoco per vendetta su un gruppo di africani sempre a Macerata, ndr), un giovanotto ignorante come una trave, passa per fascista, anche se è un coglione, mentre colui che ha smembrato il corpo della tossica non è stato nemmeno deplorato". 

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