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Pamela Mastropietro, il retroscena da Macerata: i nigeriani restano in carcere per timori per l'ordine pubblico

Giulio Bucchi
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Il Palazzo di giustizia di Macerata è blindatissimo: dopo la sparatoria di Luca Traini, c'è il timore di nuovi atti inconsulti da parte di folli. Mercoledì è stato il giorno della convalida del fermo per due dei tre nigeriani sospettati di aver ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro, la 18enne romana scappata da un centro di cura per la tossicodipendenza. GUARDA LA FOTO - Pamela e quel selfie allo specchio. Un pugno allo stomaco Desmond Lucky ha respinto ogni accusa, sostenendo di non essere mai stato nell'appartamento di via Spalato in cui risiede il suo amico e spacciatore Innocent Oseghale. Sul suo conto ci sarebbero i tavolati telefonici che riferiscono di 400 contatti tra messaggi e chiamate in due mesi, e soprattutto 17 nella giornata di quell'orribile crimine, lo scorso 30 gennaio. Lui ha spiegato agli inquirenti di aver parlato con Innocent solo di scommesse, ma non gli credono. L'altro nigeriano che dovrà restare in carcere è Awelima Lucky, che invece si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip, per spiegare agli avvocati di entrambi che i loro clienti dovranno restare in carcere, non ha solo sottolineato i rischi di fuga e la gravità delle accuse (omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere), ma ance i pericoli legati alle ragioni di ordine pubblico. Pesa, insomma, il timore di una "rivolta popolare" e magari di una vendetta sommaria ai danni dei due africani.

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