Pamela Mastropietro, nella casa c'era un quarto uomo: un ghanese di nome Hassan
L'hanno visto salire nell'appartamento del massacro, in via Spalato 124 a Macerata, e poi scendere qualche ora dopo. Quel 30 gennaio, proprio nelle ore in cui Pamela Mastropietro veniva uccisa e il suo corpo smembrato. La "bomba" la sgancia Giallo, il settimanale dedicato alla cronaca nera. Che rivela l'esistenza di un testimone oculare che ha visto distintamente quell'uomo nella stabile di via Spalato. Un testimone considerato "attendibile" dagli acquirenti, che rende certa la presenza di un quarto uomo nell'appartamento della morte. Grazie alla sua descrizione, gli investigatori sono giunti a sapere nazionalità e nome dell'uomo: un ghanese di nome Hassan. Dopo aver lasciato l'appartamento, il ghanese avrebbe lasciato in tutta fretta Macerata e fatto perdere le sue tracce, nonostante risiedesse nella città marchigiana da qualche mese. Tanto è stata precipitosa la sua fuga, che Hassan ha abbandonato il telefono e perfino i suoi vestiti. Potrebbe essere proprio lui il cosiddetto "macellaio", cioè colui che usando una mannaia ha fatto a pezzi il cadavere della povera Pamela. E' stato anche appurato, riporta sempre Giallo, che hassan conosceva Oseghale perchè da mesi frequentava la sua abitazione. Leggi anche: Pamela, le ultime agghiaccianti ore: con chi ha passato la notte prima di morire Ma non è finita. C'è un'altra persona che potrebbe sapere molto più di quanto ha raccontato. Stiamo parlando del tassista abusivo che ha accompagnato Innocent sul luogo in cui sono state abbandonate le due valigie con all'interno i poveri resti di Pamela. Si chiama Mouthong Tchomchoue, conosciuto a Macerata come Patrick. I suoi “clienti” lo chiamano così. Riguardo a questo soggetto, i giudici scrivono nell'ordinanza: «Alle ore 22 del 30 gennaio veniva chiamato per portarlo a Tolentino da soggetto nigeriano che a volte lo chiamava quando necessitava di un passaggio (il riferimento è a Innocent, ndr). Giunto al suo domicilio, in via Spalato, il cliente scendeva con due valigie, che curava di caricare personalmente, rifiutando l'aiuto offertogli. Sulla via per Tolentino gli diceva di svoltare per Pollenza e poi gli diceva di accostare, scaricava le due valigie a bordo strada e gli ordinava di tornare a Macerata.