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Reggio Emilia, il latitante condannato per 'ndrangheta si arrende: illesi gli ostaggi

Davide Locano
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"Vi ammazzo tutti, sono quello condannato a 19 anni!". Con queste parole Francesco Amato ha fatto irruzione, lunedì mattina intorno alle 10, nell'ufficio postale di Pieve Modolena, frazione di Reggio Emilia, impugnando un coltello da cucina di 35 centimetri. Ci sono volute sette ore di trattative con i carabinieri per far arrendere il 55enne, condannato cinque giorni fa nel maxi-processo di `ndrangheta Aemilia. Dopo la condanna si era reso irreperibile. Il blitz delle forze dell'ordine è stato accolto da applausi ironici da parte di numerosi parenti e amici di Amato che hanno gridato: "Bravo Francesco, bravi voi che avete sconfitto la `ndrangheta!". Amato ha fatto uscire i sette clienti presenti nella struttura al momento dell'assalto, chiudendosi all'interno con 5 ostaggi: quattro impiegate e la direttrice della filiale, situata in via Fratelli Cervi 160. Prima di barricarsi, come riportato da Reggionline, avrebbe anche urlato: "Mia madre è in questo ufficio da 6 anni". Subito sono intervenute le forze dell'ordine, che hanno chiuso le strade e avviato i contatti col sequestratore, sulla soglia dell'edificio. Dopo qualche ora è stata fatta uscire una dipendente, che era stata colpita da un malore, si trattava della cassiera Annalisa Coluzzo di 54 anni: appena fuori, la donna è svenuta ed è stata soccorsa in barella dai medici del 118. L'uomo aveva chiesto di poter parlare prima con il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, e dunque con quello dell'Interno, Matteo Salvini. Subito dopo la resa il sequestratore è stato portato in auto alla caserma dei carabinieri; è stato confermato che gli ostaggi rimasti con lui stanno tutti bene. La loro liberazione, ha dichiarato il comandante provinciale dell'Arma, è avvenuta dopo una lunga trattativa.

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