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Asia Bibi, il drammatico appello del marito: "Aiutateci, dobbiamo assolutamente lasciare il Pakistan"

Davide Locano
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"Aiutateci, dobbiamo lasciare assolutamente il Pakistan. Non abbiamo neanche piu' da mangiare. Rivolgo un appello al governo italiano, fate qualcosa per noi". Questo è l'appello drammatico raccolto al telefono dall'associazione Aiuto alla Chiesa che soffre, che ha contattato il marito di Asia Bibi, Ashiq Masih. La moglie, nonostante la sentenza di assoluzione dall'accusa di blasfemia, che prevede la condanna a morte, continua a rimanere in carcere, come sta accadendo da anni, mentre la sua famiglia vive nella paura costante, minacciata dai fondamentalisti, che non si rassegnano a quanto decretato dalla sentenza della Corte Suprema e, dopo aver messo a ferro e fuoco il Paese nei giorni scorsi, continuano a chiedere la morte di Asia. Numerosi gruppi fondamentalisti islamici, a partire dal Partito islamista Tehreek-e-Labbak Pakistan (Tlp), subito dopo la notizia della sentenza di assoluzione, hanno subito dichiarato di volere morta, insieme ai suoi familiari, la donna cristiana accusata di blasfemia, così come hanno minacciato di morte i giudici che hanno emesso lo storico verdetto. L'avvocato della donna è già dovuto scappare all'estero per sfuggire ad eventuali linciaggi. La violenta ondata di proteste, che ha bloccato il Pakistan, con scioperi, cortei, blocchi delle strade e degli uffici pubblici, ha costretto il governo ad una sorta di accordo che di fatto blocca Asia in carcere e fa tornare, per lei, l'incubo della condanna a morte. La vicenda di Asia Bibi, la cui colpa è essenzialmente quella di essere cristiana, non si è quindi conclusa e certo il lieto fine appare come un miraggio, mentre la paura, le sofferenze, vissute fin dal 2009, anno in cui è stata arrestata ed è finita in carcere, sono ben lontane dall'essere un ricordo. "Siamo estremamente preoccupati perché la nostra vita è in pericolo", ha dichiarato il marito di Asia, "non abbiamo neanche più cibo perché non possiamo uscire a comprarlo". L'uomo ha poi chiesto asilo al governo italiano e soprattutto un aiuto per riuscire a lasciare il Paese, invitandoli media internazionali a non lasciare che cada l'attenzione su quello che sta accadendo in Pakistan. E in effetti ci si chiede come mai la comunità internazionale non stia reagendo in maniera più forte e concreta. Le immagini dei fondamentalisti islamici che chiedono la morte di Asia dovrebbero scuotere le coscienze in modo più attivo, mentre nessuno, a parte le manifestazioni organizzate da associazioni come Acs, scende in piazza per chiedere che finisca il martirio di Asia e delle migliaia di cristiani perseguitati nel mondo. di Caterina Maniaci

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