Cerca
Cerca
+

Immigrati, quanto ci costa ogni anno mantenere i profughi in Italia

Matteo Legnani
  • a
  • a
  • a

Ci sono i contributi "una tantum", i progetti finanziati, gli assegni per i minori non accompagnati e per le persone che presentano patologie più o meno gravi, specie di salute mentale. Difficile isolare, ma al tempo stesso unificare in una sola cifra l' intreccio di risorse che lo Stato dispone a favore di profughi e richiedenti asilo attraverso Regioni, Comuni, associazioni. Una pioggia di denaro che per i soli 500 euro per migrante elargiti annualmente ai municipi italiani, raggiunge i 17.940.500 euro. Ma questa è solo la punta di un iceberg che nasconde altre decine di milioni che si perdono in mille direzioni e la gestione di altrettanti enti e istituzioni competenti per tema, materia e territorio. Insomma difficile venirne a capo. Intanto per i contributi stabiliti dal governo, l' ultimo decreto firmato dal ministro dell' Interno del tempo Marco Minniti risale al 28 dicembre 2017 ed era stato parzialmente modificato il 9 febbraio 2018, ha consentito l' accredito, avvenuto nel luglio scorso, sui conti correnti di 754 enti locali di quasi 20 milioni di euro. Il comune che più ha incassato è stato Roma (1.384.000 euro) seguito da Bologna (880.000 euro), Milano (324.000), Torino (272.000) e Firenze (235.500). Cifre che nei bilanci delle grandi città rappresentano poco più di briciole, ma che all' occorrenza possono essere davvero molto utili a chi amministra. Infatti non ci sono prescrizioni rigide sull' impiego di quel denaro e il comune che se lo trova accreditato sul conto corrente può spenderlo come meglio crede. Leggi anche: Il trionfo di Matteo Salvini: il terrore puro delle coop di migranti Soldi in cassa - Pieghe forse inconsistenti nei bilanci di città come Roma e Milano, forse anche per Bologna, Torino e Firenze. Certamente non per centri più piccoli dove, sia pur fatte le dovute proporzioni, anche solo 50mila euro possono fare la differenza. Cuneo, ad esempio, per un numero di 456 profughi (assegnati almeno sulla carta), incassa 228mila euro, Crotone 100mila, Ancona 302mila, Vizzini (in Sicilia) 156mila, Grosseto 178mila. Venafro (in Molise) ha ricevuto un bonifico di 68.500 euro come contributo una tantum su un numero di 137 richiedenti asilo, certamente transitati in paese. Francofonte, in Sicilia, ha incassato 44mila euro, Licata 52.500, Marsala 79.500, Molfetta 99mila, Montesilvano 80.500, Riace 82.500, Settimo Torinese 50mila euro, Vibo Valentia 85mila, Acireale 63.500, Alcamo 45mila e Bronte 71.500. Poi ci sono comuni di medie e grandi dimensioni che hanno comunque ottenuto finanziamenti di riguardo: Agrigento (87mila euro), Alessandria (59mila), Arezzo (27.500), Asti (34.500), Avellino (30mila), Brescia (30mila), Caltanissetta (52mila), Caserta (100mila), Catania (41.500), Bolzano (69.500), Genova (128mila), Macerata (55mila), Napoli (66mila), Imola (69.500), Parma (74.500), Teramo (50mila), Trento (66mila) e Trapani (50mila). E l' elenco potrebbe continuare fino a raggiungere il numero complessivo di 1200 comuni coinvolti in quella che viene chiamata Rete Sprar, ovvero il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati. Cioè il contenitore costituito dagli enti locali per la realizzazione di progetti di accoglienza integrata. Una specifica legge del 2002 aveva istituzionalizzato le misure di accoglienza organizzata, prevedendo la costituzione dello Sprar e attraverso la stessa legge il ministero dell' Interno aveva poi istituito la struttura di coordinamento del sistema affidata alla gestione dell' Anci. L' assegnazione delle somme ai Comuni accreditate nel luglio 2018, era prevista dal decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio con la dicitura "Misure urgenti a favore dei Comuni in materia di accoglienza". Essa è stata effettuata calcolando le presenze, anche di minori stranieri non accompagnati, in tutte le diverse tipologie di centri di accoglienza fino al 24 ottobre dello scorso anno. «Il bonus di 500 euro per ogni richiedente asilo, destinato ai Comuni che accolgono, è un segno di attenzione che il Governo (Gentiloni) ha rivolto ai sindaci, che ogni giorno si assumono la responsabilità della gestione di un fenomeno complesso. Un contributo una tantum, certo, ma sicuramente il primo atto tangibile arrivato ai territori», aveva affermato nel luglio scorso, a somme appena accreditate, il sindaco di Prato e delegato Anci all' Immigrazione, Matteo Biffoni. «Il sostegno anche economico ai territori che fanno la propria parte nell' accoglienza deve diventare strutturale - aveva aggiunto Biffoni - anche con provvedimenti come lo sblocco del turn over del personale. Le ragioni dell'Anci - Come l' Anci sostiene da tempo, infatti, questo serve per dare risposte alle comunità che accolgono, con servizi adeguati, sostegno economico alle famiglie in difficoltà, investimenti per strade o scuole, evitando così tensioni sociali e difficoltà». Tutto vero, ma altrettanto innegabile è l' eccessiva discrezionalità con la quale i sindaci possono disporre le risorse, con la conseguente impossibilità da parte del ministero di controllare e, semmai sanzionare. E dopo l' arresto recente del sindaco di Riace Domenico Lucano, paladino quantomeno di eccessiva discrezionalità nel gestire fondi e migranti, una modifica delle norme che regolano la rete Sprar e controlli più stringenti da parte del Viminale, potrebbero almeno chiarire, una volta per tutte, quanto l' immigrazione nel nostro Paese, pesi davvero nei bilanci dello Stato. di Marco Bardesono

Dai blog