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Sergio Mattarella ricorda Don Peppe Diana: "La camorra è una forma di terrorismo che sradicheremo"

Giulio Bucchi
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«La camorra è una forma di terrorismo che sradicheremo». Con queste parole il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto ricordare la figura di Don Peppe Diana, il sacerdote vittima innocente dei clan di Casal di Principe, ucciso il 19 marzo 1994. «A venticinque anni da quel barbaro e vigliacco omicidio - ha detto il Capo dello Stato - desidero esprimere il ricordo riconoscente degli italiani e, insieme, la mia personale vicinanza alla comunità che ha avuto il privilegio di conoscere e apprezzare la testimonianza di questo uomo giusto, coraggioso, dedito al bene comune, disposto a pagare di persona pur di contrastare l'ingiustizia e la violenza organizzata». «Don Giuseppe è nato a Casal di Principe e tra la sua gente ha continuato a operare - ha aggiunto - con lena instancabile e con animo sempre aperto alla speranza, affinché si spezzasse il giogo criminale». Poi il ricordo di quella tragica fine: «I camorristi l'hanno ucciso nella sagrestia della chiesa, prima della messa. Pensavano di far tacere una voce scomoda, di cancellare la reazione civile alla sopraffazione, di annientare una forza educativa che costruiva libertà: ma gli assassini hanno soltanto mostrato, una volta di più, l'abisso che separa l'umanità di chi cerca il bene dalla disumanità della camorra e delle mafie». «Le istituzioni - ha concluso - devono rispondere alla domanda di giustizia che sale dalle numerose vittime innocenti, dalle famiglie, dalle persone a cui il crimine organizzato continua a rubare il futuro. Ma tutta la società civile è chiamata a fare la propria parte». Oggi a Casal di Principe, una festa di popolo per il sacerdote che aveva osato sfidare la camorra, con migliaia di studenti e cittadini che ne hanno onorato la memoria. Emilio Diana, fratello della vittima, ha parlato di «giornata bellissima», aggiungendo che «i giovani sono il nostro futuro, Peppe lo sapeva, perciò puntava su di loro per cambiare le cose», mentre il sindaco Renato Natale, simbolo della lotta ai clan, primo cittadino per pochi mesi anche ai tempi del delitto, quando la camorra lo fece sfiduciare, dice che «riconoscere don Peppe è riconoscere un percorso di progresso civile e morale fatto in questi anni dopo la sua morte». Una festa «venuta dal basso» in cui non è passata però inosservata l'assenza di parte dell'arco istituzionale. Come sottolineato da Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia che, riferendosi ai tanti colleghi politici e rappresentanti istituzionali non presenti, dice: «avrebbero potuto far spazio nella propria agenda per la giornata di oggi. Qui a Casal di Principe la parola antimafia ha un senso». La giornata, iniziata con la santa messa, è proseguita con la presentazione del francobollo in onore di Don Diana e si è conclusa con la marcia arrivata al cimitero dove il prete è sepolto. Anche Roberto Fico, presidente della Camera dei Deputati, in un post su facebook, ha affermato che «tutta la società civile, a partire da ciascuno di noi, e' chiamata a fare la propria parte, seguendo la strada indicata da persone come Don Peppe Diana». Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, ogni anno sempre presente alla marcia, ha parlato di una «Casal di Principe profondamente rinnovata, in positivo, rispetto a 25 anni fa», ma si è detto preoccupato per «un calo di attenzione sul fenomeno camorra», che si evince dalla quasi totale assenza delle istituzioni, tranne quelle locali. Sulla stessa falsariga Gianni Solino, referente casertano di Libera, che si è detto comunque felice perché «i valori di Don Diana rivivono nei giovani presenti». Valerio Taglione, del Comitato Don Diana, parla invece di «giornata eccezionale, con tanti ragazzi che hanno raccolto in pieno l'eredita di Don Diana. L'unico neo è l'assenza quasi totale dello Stato; comunque noi andremo avanti lo stesso per la nostra strada». Il procuratore di Napoli Nord Francesco Greco, ex pm della Dda di Napoli che ha indagato sui Casalesi, si sofferma su un «cambiamento epocale per Casal di Principe, frutto di uno scatto d'orgoglio della cittadinanza e di uno sforzo investigativo cominciato nel 1995 con la prima ordinanza Sparcatus e profuso da un gruppo di pm e da un'efficiente polizia giudiziaria». Polemica e arrabbiata è apparsa Rossana Pagano, figlia di Pasquale, vittima innocente dei Casalesi, ucciso per errore nel 1992: «Nessuno pensa più alle vittime innocenti, che sono scomparse dai radar politico-istituzionali». di Giuliana Covella  

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