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Ousseynoy Si, ecco il comune che coccolava il senegalese che dà fuoco agli autobus

Davide Locano
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Lo aveva pensato. Lo aveva addirittura «immaginato». Al punto da girare un video, postato sui social tra martedì sera e mercoledì mattina «perché voleva fare un' azione dimostrativa». Video destinato ad amici, parenti e conoscenti a Crema e in Senegal, con cui voleva annunciare «che di lui si sarebbe parlato». Dunque lo aveva premeditato: «Non ce la faccio più a vedere bambini e donne che muoiono in mare», ha detto al pm di Milano Alberto Nobili. Eppure, nonostante tutti questi segnali, nessuno lo ha fermato. E sopratutto, Paolo (così chiamano amici e colleghi Ousseynou Sy, l' italiano d' origine senegalese, che ha seminato il terrore a bordo di un autobus con oltre cinquanta ragazzi della seconda media della scuola Vailati di Crema), era finito a fare un lavoro che, forse, non avrebbe dovuto fare. Un matrimonio finito male, una separazione burrascosa con strascichi nei rapporti con i due figli, a cui bisogna aggiungere una denuncia per molestie sessuali e una condanna nel 2007 per guida in stato d' ebbrezza, perché sorpreso ubriaco alla guida di un' auto a Brescia, non sono semplici episodi ma anelli di una stessa catena. Leggi anche: San Donato, la durissima verità di Toni Capuozzo ATTACCO AL COMUNE Evidentemente nel Comune anti-Salvini per eccellenza, quale è Crema, quei particolari non vengono considerati. «Il Comune di Crema si è schierato pubblicamente contro il decreto sicurezza, ma la foga a favore dei clandestini gli ha fatto sfuggire i problemi reali», accusano i sottosegretari della Lega, Stefano Candiani e Nicola Molteni, «una scuola si è ritrovata con uno scuolabus guidato da un senegalese con cittadinanza italiana con precedenti per violenza sessuale e guida in stato di ebbrezza. Ci attendiamo un rigoroso accertamento delle responsabilità per un affidamento così gravemente superficiale. Il sindaco non ha niente da dire?». «Ci sentiamo parte lesa come le famiglie», dice Stefania Bonaldi, sindaco di Crema, «attendiamo che le forze ordine chiariscano i contorni, le dinamiche e le responsabilità». Solo per un miracolo quel rosario di strascichi giudiziari e guai personali non ha prodotto «una strage». Lo dicono, coralmente, il procuratore di Milano, Francesco Greco, e il ministro dell' Interno, Matteo Salvini, che rincara la dose nei confronti dell' autista: «È una bestia ignorante». La professionalità delle Forze dell' ordine e il coraggio di alcuni studenti ci permettono di raccontare una storia dal finale diverso. Ma il tema centrale, perché mai il senegalese fosse alla guida del mezzo, è tutto da svolgere. I DUBBI DA SCIOGLIERE La società per la quale lavora Ousseynou Sy si difende sostenendo che l' autista «aveva ben 25 anni di servizio di cui gli ultimi 15 alle dipendenze di Autoguidovie. Aveva sempre superato positivamente tutte le visite mediche periodiche e annuali», afferma Camillo Ranza, presidente di Autoguidovie, la società proprietaria del bus che si dichiara «addolorata e sconvolta per l' imprevedibile grave accaduto». «In più di cento anni di vita di Autoguidovie un fatto simile non era mai accaduto», conclude, «e speriamo non possa e non debba più ripetersi». L' augurio di tutti. Però i dubbi restano. Quei precedenti erano stati valutati o no? E il Comune di Crema conosceva la storia di "Paolo" oppure l' amministrazione comunale era troppo impegnata nel contestare il decreto sicurezza? Domande alle quali qualcuno dovrà pur dare una risposta. «Questo signore giustifica il suo atto come gesto di solidarietà con i "fratelli migranti". È il grande circuito del politicamente corretto», sostiene Giorgia Meloni, leader di Fratelli d' Italia, «e di quelli che ci hanno spiegato che, per sostenere l' accoglienza degli immigrati, si poteva fare qualunque cosa: non rispettare le leggi e le regole e probabilmente dare fuoco anche ad uno scuolabus». «Accanto alla fermezza e al rispetto della legge, grazie ai Carabinieri intervenuti subito, non servono intolleranza e propaganda elettorale», le fa eco Mariastella Gelmini, capogruppo di FI alla Camera, «il governo s' impegni a rimpatriare subito chi delinque o non ha diritto di restare e promuova una reale integrazione per chi può restare, a pieno titolo, nel nostro Paese». E oggi a Crema la scuola media sarà regolarmente aperta. «Saranno i genitori a scegliere se mandare i propri figli in considerazione del turbamento che hanno subito», dice la direttrice didattica, Cristina Rabbaglio. Già, chiamalo turbamento. E, soprattutto, chissà se prenderanno lo scuolabus. Chissà. di Enrico Paoli

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