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Processo Eternit bis, rigettata l'estromissione dell'imprenditore svizzero

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Giuliana Covella
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Una tragedia che è ancora viva nei familiari e negli ex lavoratori dello stabilimento Eternit di Bagnoli a Napoli, ma anche di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria, che hanno perso i loro cari e i loro colleghi a causa dell'amianto respirato dentro e fuori quelle fabbriche della morte. Oggi col processo denominato Eternit bis è stata rigettata l'estromissione dell'imprenditore svizzero. La decisione è giunta dalla seconda Corte di Assise di Napoli, nell'ambito del processo sul presunto omicidio volontario di otto persone (sei lavoratori e due familiari deceduti per mesotelioma pleurico tra il 2000 e il 2009) dello stabilimento Eternit che si trovava nel quartiere Bagnoli nella zona occidentale di Napoli, che ha rigettato la richiesta di estromissione dal procedimento giudiziario di Stephan Schmydheiny, l'ex amministratore delegato dell'azienda, avanzata nella scorsa udienza (la prima) dai suoi legali. Ammessa dai giudici la richiesta di costituzione di alcune parti civili, tra cui figura l'Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), presieduto dall'avvocato Ezio Buonanno e a Napoli rappresentata dall'avvocato Flora Rosa Abate, che da molti anni si sta battendo, come sottolinea il presidente Buonanno per ottenere giustizia «per i lavoratori dell'Eternit e per i loro familiari». L'ONA - come si legge in una nota - è stato ammesso come ente esponenziale rappresentativo della categoria delle vittime dell'amianto per aver svolto attività in tutta Italia e anche a Napoli e per aver, già nel 2012, depositato una serie di esposti denuncia alla Procura di Napoli e di Torino sulla «perdurante condizione di rischio amianto per il sito di Bagnoli ed aver costituito un comitato vittime amianto Eternit Bagnoli». La prossima udienza è stata fissata per il 31 maggio.   Di Giuliana Covella  

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