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Sea Watch sfida l'Italia e la Guardia Costiera: "Via dalle nostre coste", ma la Ong non si muove

Davide Locano
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Riparte lo scontro, Sea Watch ancora una volta sfida l'Italia, il Viminale e Matteo Salvini. L'imbarcazione della ong tedesca ha infatti tratto in salvo 65 immigrati di fronte alle coste della Libia per poi posizionarsi a poche miglia dalle acque territoriali italiane, richiedendo un porto sicuro per lo sbarco. Le recenti prese di posizioni di Salvini, insomma, non hanno fatto desistere l'equipaggio di Sea Watch: "I porti sono e rimangono chiusi a barchini, barconi e barchette. Io i porti li apro ai pescatori e ai pescherecci pugliesi, ai turisti che pagano. E non ai turisti a pagamento", aveva affermato negli ultimi giorni il vicepremier leghista. Leggi anche: "Fermeremo Sea Watch con ogni mezzo": la promessa di Salvini Nella mattinata di venerdì 17 maggio è stato necessario l'intervento di una unità della Guardia Costiera e di una motovedetta della Guardia di Finanza. I militari infatti, come riporta l'Adnkronos, hanno raggiunto la nave per diffidare l'imbarcazione diretta a Lampedusa di fare ingresso nelle acque territoriali italiane. Sea Watch ha chiesto anche a Malta un porto sicuro, il Paese ha però negato l'attracco. Ora resta da capire se la Ong rispetterà la diffida di Gdf e Guardia Costiera, o se proverà a forzare il blocco. Nella serata di Giovedì, a Dritto e Rovescio su Rete 4, Salvini aveva ribadito: "Se tu hai a cuore la vita di quelle persone dove vai? Vai nel porto più vicino, o vai a Malta o vai in Libia, non è che fai il doppio della distanza. Questa è l'indicazione che è stata data a questa nave".

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