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Cannabis light, lo stop dalla Cassazione: "Reato vendere i derivati"

Davide Locano
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La Cassazione ha decretato che commercializzare i prodotti derivati dalla cannabis light è un reato. Una stangata, una decisione che colpisce in modo durissimo un settore in piena espansione. La decisione è stata presa oggi dalle sezioni unite penali presiedute dal presidente aggiunto Domenico Carcano. Per la Cassazione, in breve, la legge non consente la vendita o la cessione a qualunque titolo dei prodotti "derivati dalla coltivazione della cannabis" come l'olio, le foglie, le inflorescenze e la resina. Matteo Salvini, recentemente, aveva lanciato una campagna contro i cannabis shop poco più di un mese fa, affermando che avrebbe fatto chiudere tutti quelli che nascondevano dei centri di spaccio. Le prime tre chiusure erano piovute in provincia di Macerata, in tre negozi dove i titolari erano stati sorpresi a vendere inflorescenze di cannabis che superavano lo 0,6% consentito per legge. La vendita della cosiddetta cannabis light è regolata infatti da una legge del 2016 e si basa su un principio base: è ammesso il commercio di prodotti a base di canapa purché il loro contenuto di Thc (vale a dire la sostanza che dà effetti psicotropi) sia inferiore allo 0,6%. Per fare un paragone, uno spinello "vero e proprio" contiene all'incirca il 5-8%.

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