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Alex, l'email di Erasmo Palazzotto che svela il bluff: 5 ricatti all'Italia sulla pelle dei migranti

Davide Locano
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Sin da ieri, sabato 6 luglio, Matteo Salvini ha insistito su come la Alex, la barca della ong Mediterranea, abbia cercato in ogni modo di avvalorare lo "stato di necessità" per entrare in porto a Lampedusa, forzando così il divieto di ingresso imposto dalla Guardia Costiera. In prima linea nel tentativo, il capitano Tommaso Stella e il capo-missione, Erasmo Palazzotto di Leu, i quali hanno parlato di mancanza di acqua a bordo e hanno insistito sulle precarie condizioni sanitarie in cui versavano i 40 immigrati. Ma oggi, domenica 7 luglio, dal ministero dell'Interno trapela una email spedita da Alex che svela tutto ciò che chiedevano. Che svela il loro bluff. Il loro ricatto. Il gioco sporco della ong. Nel testo della email, la ong cerca di imporre cinque condizioni alle autorità italiane e maltesi: La Valletta, infatti, aveva dato disponibilità alla Alex per far attraccare la nave, che però non è mai partita da Lampedusa. Tra le condizioni, la ong voleva stabilire l'orario di partenza: "Entro e non oltre le 22". Dunque voleva imporre il numero delle persone a bordo. Quindi Palazzotto, che ha firmato l'e-mail, pretendeva che "l'operazione di trasferimento" sulle "unità delle forze armata" della Valletta avvenisse "tassativamente a 15 miglia nautiche di distanza dalle coste dell'isola, in acque internazionali" e che vi fosse "la precisa garanzia che nessuna azione coercitiva" sarebbe stata assunta "nei confronti della nave da parte delle stesse autorità maltesi e italiane". Insomma, voleva l'impunità per capitano ed equipaggio. Ovvio, poiché sapevano benissimo di aver infranto un lungo elenco di leggi. Leggi anche: Ong, Maria Giovanna Maglie smaschera l'ipocrisia della sinistra L'obiettivo della ong, sottolineano fonti del Viminale, era quello di non trovare un accordo. Ma non è finita. Tra le richieste scritte nella e-mail, che potete vedere nella foto qui sopra, c'erano anche che le "necessarie attività di controllo e identificazione" avrebbero dovuto "svolgersi in alto mare" e che, al termine di queste, la Alex avrebbe dovuto "fare ritorno immediatamente" nel porto di Licata, in provincia di Agrigento. Condizioni, diktat, paletti. Il tutto per cercare e inasprire uno scontro politico, che ben poco ha a che fare con il salvataggio delle vite dei migranti. E questa e-mail lo conferma. Così come la stessa email smentisce - ammesso che ve ne fosse bisogno - quanto detto in televisione sabato sera dalla portavoce di Mediterranea, che accusava il governo italiano di non voler trovare alcun accordo per la traversata verso Malta.

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