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Matteo Salvini e i fondi russi, salta fuori l'avvocato: "Al Metropol con Savoini, il nonno e Gianco c'ero io"

Giulio Bucchi
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All'appello manca solo "il nonno". Dopo Gianluca Savoini e l'imprenditore Giancotti (il "Gianco"), si fa vivo anche "Luca", l'avvocato citato nell'audio sulla trattativa per i presunti finanziamenti russi alla Lega portata avanti da Savoini all'Hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre 2018. Leggi anche: "Ho fatto accertamenti". Imbarazzo Conte, Savoini imbucato alla cena per Putin? L'avvocato Gianluca Meranda scrive a Repubblica, il quotidiano decisamente più aggressivo contro Matteo Salvini, per sottolineare come il "Luca" sia proprio lui, e conferma come la trattativa da 65 milioni di dollari effettivamente ci sia stata, ma che non sia andata a buon fine. Avvocato internazionalista esperto di diritto d'affari, impegnato con "compagnie petrolifere e banche d'affari italiane ed estere", era a Mosca quel giorno "in qualità di General Counsel di una banca d'affari anglo_tedesca debitamente autorizzata al c.d. commodity trading e interessata all'acquisto di prodotti petroliferi di origine russa". Di Savoini, spiega l'avvocato, "ho apprezzato l'assoluto disinteresse personale" nel corso della trattativa. Si dice "sorpreso" dell'indagine per corruzione internazionale, e "semmai dovesse esserci un'inchiesta, a totale disposizione degli inquirenti". Di accuse o dettagli, nemmeno una. Ma Repubblica lancia la lettera come la "prova regina" dello scandalo, o giù di lì.

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