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Le tre donne che ad agosto mi hanno rubato il sonno

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Caterina Spinelli
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Quest' estate, in spiaggia, inaspettatamente ho giaciuto, con tre donne. Le ho coccolate, amate, erette a simbolo di un popolo perduto e ritrovato; mi sono nutrito delle loro lacrime; e le ho seguite tra Europa, Egitto, Turchia, Israele e Stati Uniti attraversando il secolo scorso (da Giaffa nel 1936. Ancona, 1944, Roma 1991). Miriam, Giuditta ed Esther le tre donne ebree protagoniste del libro Ti rubo la vita (Mondadori, pp 620, euro 20) di Cinzia Leone sono state la mia personale palingenesi da sonnacchioso lettore da spiaggia. Non mi capitava da anni. L' ultima volta, credo, con un libro di Safran Foer, guarda caso ebreo. Mi spiego. Ti rubo la vita - 600 pagine che ho iniziato a leggere solo per un' antica promessa, non frequento tomi del genere dai tempi di Tolstoj- è uno dei romanzi rivelazione italiani. Ha appena vinto la 35esima edizione del Premio Rapallo, si sta silenziosamente avvicinando al Bancarella, potrebbe tranquillamente arrivare lo Strega se per una volta s' inceppassero i giochi di lobbies editoriali. Cinzia Leone è la versione femminile della genialità poligrafica di Leo Longanesi. Spicca sia come autrice di graphic novels e illustratrice dalla linea chiara allegra ed erotizzante (ha vinto lo Yellow kid, la sua eroina Gilda ha marchiato la mia adolescenza), sia come satirica (tra i fondatori del mitico Il Male), sia come scrittrice di pregio. Le vite rubate delle tre donne di cui sopra sono tre storie con vari livelli di lettura: l' identità religiosa, l' avventura, il melò da saga familiare alla Thomas Mann o, meglio, alla Ettore Scola. C' è la storia di Miriam che si suicida perché suo marito Ibrahim, turco musulmano sottrae l' identità a un mercante ebreo morto ammazzato ed è costretto a far convivere la sua famiglia nella menzogna. IL MERCANTE Addirittura il mercante diventa fisicamente ebreo, quasi gli spunta il naso aquilino e la kippah gli si trapianta sul cranio; s' impregna di Torah e Talmud come un ebreo; comincia a pensare, perfino a battuteggiare come un ebreo: «Il backgammon è metà azzardo e per metà strategia, non è un caso che unisca turchi ed ebrei. Ai primi l' azzardo, ai secondi la strategia», afferma l' uomo in un simposio d' affari, prima che un collega italiano, sempre ebreo ma meno ortodosso, gli indichi la via di un bordello. C' è la storia di Giuditta, piccola abilissima nuotatrice, che cerca di sfuggire alle leggi razziali e alle persecuzioni; e si muove col fratello tra bordelli, ospedali e case di campagna occupate da nazisti pentiti dalla guerra, in un' Italia bombardata dagli alleati (con dialoghi degni della sequenza della taverna in Bastardi senza gloria di Tarantino). C' è, infine, la parabola di Esther, 36enne fotografa ritoccatrice d' immagini, figlia di un' ebrea e di un cristiano, a cui l' avvocato miliardario Rubes Pardes, figlio di una musulmana e di un ebreo propone un "perfetto contratto matrimoniale" dal sesso pleonastico, per rendere puri sangue e razza: "Non abbiamo più vent' anni. E abbiamo già conosciuto la passione. Prima fiamma e qualche volta incendio, poi brace, e infine cenere. Perché lasciarci guidare da un sentimento di cui conosciamo la fragilità, quando abbiamo entrambi l' età per decidere secondo ragione?", sussurra l' uomo, nella penombra del proprio disincanto. VIAGGIO NELL' EBRAISMO Il romanzo, il cui iniziale approccio mi sapeva di incubo psicanalitico, rappresenta un viaggio nell' ebraismo (Leone e per metà ebrea e metà cattolica), lo snodo di un secolo di storia e segreti, e, al contempo, un mantice di emozioni e scrittura tonante. Sulla scrittura di Cinzia Leone faccio qualche esempio: «Il cuore di Miriam era ormai sordo. Le raccomandazioni del marito non la sfioravano e la sofferenza della figlia la raggiungeva come un' eco lontana. La stava perdendo o l' aveva già perduta?»; «Di questi tempi la felicità si ruba a morsi»; «Barricata nel letto, con le lenzuola fino al mento come quando era bambina, Esther continuava a rimuginare sulle granitiche certezze del suo strampalato pretendente, convinto di poter depennare con un contratto l' educazione cristiana, senza mettere in conto che al momento giusto la metà cancellata si sarebbe potuta vendicare. Avrebbe dovuto spiegare a quel saccente che era ebrea per gli ebrei e cristiana per i cristiani, e che ciascuna delle due parti, diffidando dell' altra, rivendicava la propria supremazia». E qui non racconto le parti più esilaranti, come quella in cui gli ebrei spiegano la loro funzione mercantile nel marketing delle anime del Purgatorio cattolico dove «l' ascensore spirituale è assicurato e il business delle indulgenze pure». Insomma, da laico invincibile, ho più appreso dei rapporti tra le tre grandi religioni monoteiste, più da questo romanzo che da un pippone di Vito Mancuso o da un' elegia del Cardinal Ravasi. Di queste mie tre donne preferite almeno la quarta - Cinzia, un Vaso di Pandora vivente- dovrebbe vincere lo Strega... di Francesco Specchia

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