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Criminalità e qualità della vita, Maria Luisa Iavarone: "Napoli come Modena e Ferrara? Pesa l'omertà"

Giulio Bucchi
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Sono stati pubblicati i dati relativi all' “indice della criminalità” che “Il Sole 24 ore” elabora per stilare la graduatoria sulla qualità della vita delle nostre città. Abbiamo chiesto alla professoressa Maria Luisa Iavarone Presidente dell'Associazione A.R.T.U.R . che vive in tutte le sue espressioni il territorio della città partenopea un suo parere al riguardo.  "L'indice - afferma la Iavarone - viene calcolato in rapporto a 18 tipologie di reati tra cui furti in appartamento, rapine, tentati omicidi, violenze sessuali, estorsione, usura, fino agli omicidi e agli infanticidi. Questi reati sono rilevati in rapporto al numero di denunce presentate. Nella classifica generale Napoli compare al 17 posto. Stando ai numeri la nostra città sembrerebbe avere una frequenza di reati pari a Modena e Ferrara. Ma questi dati, ovviamente, sono acquisiti non considerando un indicatore essenziale: l'omertà, ovvero quel costume di non denunciare praticato quasi dalla metà dei napoletani vittime di reati. La statistica è così. I numeri di per sé non dicono molto se non vengono correttamente interpretati. Credo che, onestamente, la pericolosità di un territorio e quindi la sua relativa qualità di vita, andrebbe misurata non tanto da quante denunce sono sporte quanto piuttosto dalla reale sicurezza di quel luogo. Personalmente sarei più interessata a conoscere non il dato assoluto ma quello relativo agli esiti di tali denunce: ad esempio quante di queste hanno prodotto arresti, detenzioni o scarcerazioni. Questo sarebbe di certo un indicatore di performance molto utile a capire l'efficienza del lavoro di pubblica sicurezza. Molti reati gravi, in effetti, sono stati commessi proprio da persone che, seppur note alle forze dell'ordine e alla magistratura, erano sostanzialmente libere perché magari scarcerate dal riesame o per decorrenza dei termini di custodia cautelare o comunque per tutte quei tecnicismi che consentono sostanzialmente ad un delinquente di girare libero. E' triste attualità di questi giorni ricordare che il sud americano, autore del duplice omicidio degli agenti nella Questura di Trieste, era seppur in Germania un pregiudicato.Misurare l'efficienza, la produttività di un sistema, significa verificare nel tempo gli effetti, i risultati di quelle azioni; trasponendo nel mio campo mi viene da pensare come se la performance di un'università fosse misurata dal numero dei 30 e lode che i docenti danno ai propri studenti e non da come quella preparazione riesce a far trovare loro lavoro. In un'epoca in cui le tecnologie consentono l'acquisizione di un enorme numero di dati la sicurezza di un luogo andrebbe misurata monitorando nel tempo gli effetti delle azioni di repressione e di prevenzione. Nella classifica i primi 3 posti delle città più sicure sono occupati da Milano, Rimini e Firenze totalizzando il maggior numero di denunce. In questa logica ciò che renderebbe una città “sicura” sarebbe l'alto numero di denunce e non paradossalmente il basso numero di reati.Da cittadina personalmente mi sentirei più sicura in un paese dove i delinquenti non sono semplicemente “noti” alle forze dell'ordine ma efficacemente seguiti e ove necessario perseguiti.".

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