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Terremoti, placca adriatica preme sugli Appennini: dalla Liguria alla Calabria, chi rischia più di tutti

Marco Rossi
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"Terremoti di intensità analoga a quella registrata nel Mugello, tra i 4 e 5 gradi della scala Richter, sono abbastanza frequenti nel nostro territorio e se ne contano una ventina nell'arco di un anno lungo tutta la Penisola. Sono definiti leggeri. Se, purtroppo, si verificano dei danni è perché gli edifici non sono stati costruiti in modo adeguato". Le parole di Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), in una intervista al Corriere della sera in edicola martedì 10 dicembre, chiariscono subito la dimensione geologica dell'evento. Secondo la mappa del rischio sismico tutta la catena appenninica, dalla Liguria alla Calabria e parte della Sicilia, mostra una classificazione ad alta pericolosità. E la Toscana rientra in un quadro ben noto, a cui guardare con attenzione. Leggi anche: Serie di scosse di terremoto nel Mugello Alla domanda su quali sono le cause di questo fenomeno, la risposta è: "La zona risente dell'estensione della crosta terrestre la quale, per l'Italia centrale, è misurata in circa 4 millimetri all' anno. Questo provoca un accumulo di energia che periodicamente viene rilasciata.Tenendo conto che ogni cento anni si registra quindi un movimento di 40 centimetri, ogni due-tre secoli l'area è in grado di esprimere un terremoto capace di spostare il volume della crosta terrestre di circa un metro, un metro e mezzo, scatenando un sisma la cui magnitudo sarà di circa sei gradi. Nel caso specifico l'origine del terremoto è derivata dall' estensione dell'Appennino settentrionale con un movimento nella direzione della Pianura Padana, in particolare nella direzione nord-est/sud-ovest".

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