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L'inchiesta/2 Bologna

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Città rossa allo sfascio

Eloisa Palomba
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Associazioni di cittadini per fronteggiare il degrado: eccovi la seconda puntata di "Bologna, la città rossa allo sfascio". Nella sezione "altri video" potrete trovare filmati girati dall'emittente locale È TV Emilia Romagna. Aspettiamo le vostre testimonianze. Circolare per le strade del centro di Bologna non è più sicuro. Viverci, poi, non ne parliamo. Molti cittadini hanno cercato di esprimere il proprio disagio e le difficoltà quotidiane che incontrano nel dover gestire una situazione così delicata sia in termini di vivibilità che di sicurezza, costituendo alcune associazioni aventi lo scopo di salvaguardare il proprio quartiere e tutelare le condizioni di vita dei residenti. L'associazione Santo Stefano, che riunisce oltre 300 abitanti del celebre quartiere bolognese e dei suoi immediati dintorni, è nata nel 2007 proprio con lo scopo di tutelare le condizioni di vita di chi abita in una zona della città altamente soggetta ai problemi sopra descritti. “Il disagio sociale sta letteralmente invadendo non solo il nostro quartiere ma l'intera città”, afferma un portavoce dell'Associazione S. Stefano, Luciano Quadrelli. “vedo le vie in cui sono nato e cresciuto invase da rifiuti, sporcizia, deiezioni umane e animali …come dovrei sentirmi? Le autorità non ci calcolano: a parole esprimono solidarietà per la nostra condizione di “prigionieri” del nostro stesso quartiere ma, a conti fatti, non agiscono, sono solo una presenza passiva che non effettua nessun intervento risolutivo per il bene del quartiere e dei cittadini bolognesi”. I carabinieri e i vigili urbani, quando allertati, al massimo compionosporadiche perlustrazioni in auto delle zone più degradate, ma senza che nessun agente scenda dalla vettura per affrontare, a tu per tu, i delinquenti. Assolutamente inefficaci, oltre che dispendiosi, gli interventi dei così detti “mediatori sociali”, figure che dovrebbero tecnicamente essere capaci di gestire i conflitti sociali e fare da filtro tra gli abitanti e i giovani bivaccatori. “Sono improduttivi”, continua Quadrelli, “dovrebbero convincere gli ubriaconi e gli sbandati ad assumere comportamenti più corretti e civili sia nei confronti degli altri cittadini che delle bellezze architettoniche della città, ma di fatto questi incivili continuano a rumoreggiare, sporcare e degradare interi quartieri!”. A farne le spese sono i cittadini onesti, a guadagnarci sono coloro che sul degrado ci fanno gli affari: affittacamere in nero, venditori più o meno autorizzati di alcolici, cialtroni, finti studenti, spacciatori e disadattati. L'altra faccia, quella più oscura, di Bologna. Norma Tarozzi è donna tuttofare per Sos Bologna, comitato legato alla Lega Nord che a Bologna sta prendendo sempre più piede. Nel corso degli ultimi mesi ha raccolto moltissime lamentele e in un fascicolo tiene tutte le notizie che riguardano i problemi in periferia, più lontani dal bivacco notturno del centro, ma non meno ingombranti. In via Casarini c'è il Ferrhotel che una volta serviva da dormitorio ai dipendenti delle ferrovie. Ora è stato occupato da un gruppo di no global ai quali si sono aggiunti famiglie di zingari. “C'è stato un periodo in cui sembrava di stare in un porto franco. I bambini giravano scalzi, il numero dei furti aumentava costantemente, parcheggiavano le auto nelle zone di divieto e non si sono mai beccati una multa”, racconta. Come risposta alle richieste degli abitanti della zona, Cofferati ha spedito degli assistenti sociali e ha fatto trasferire gli occupanti in un'altra zona della città, a Villa Salus. Ma la Lega ha accusato la giunta di non aver applicato la legge Bossi-Fini perché “tutte queste persone non avevano un permesso di lavoro per rimanere in Italia”. Altra zona calda è quella di San Vitale. Qui, in via Primodì, sono state costruite alcuni abitazioni dalla Acer, l'Azienda casa Emilia-Romagna, dove hanno trovato ospitalità 54 famiglie. 34 sono immigrate e Norma mostra una lettera che racconta i disagi che quotidianamente gli italiani che lì vivono devono affrontare. Tra i tanti che vengono segnalati, gli inquilini si lamentano perché negli spazi comuni come i ballatoi i figli degli extracomunitari sfrecciano con i pattini ai piedi, rischiando così di essere investiti. Ad una signora che aveva esposto una lamentela, qualcuno ha avuto la brillante idea di uccidere il cane e da allora l'anziana vive di fatto barricata in casa. D'altra parte gli immigrati hanno alle loro spalle diverse associazioni, come Xenia e Ab Città che ne tutelano i diritti. “Bologna è marcia, ma nessuno ci aiuta”, sentenzia la Tarozzi. In una zona da far west, senza regole, i centri sociali che nel frattempo hanno preso piede si scontrano tra loro per allargare il proprio territorio. E' successo in via Zanardi, nei pressi del centro sociale Crash, che prende nome da quello che prima era un magazzino, ed ora è diventato base operativa del gruppo dopo essere stato occupato.

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