Dino Boffo si dimette
Su Avvenire '10 questioni'
DinoBoffo si è dimesso dalla direzione di Avvenire con unalettera inviata al card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopaleitaliana. Il direttore di Avvenire, Dino Boffo, pubblica oggi in penultimapagina del giornale, con richiamo in prima, un elenco di "diecifalsità" attribuite al Giornale di Vittorio Feltri, che sette giorni fa harivelato una vicenda giudiziaria che lo aveva coinvolto anni addietro. Nellarubrica "il direttore risponde", che affianca una pagina e mezza dilettere di solidarietà come accade da alcuni giorni, Boffo contesta una per unale accuse emerse in questi giorni, scegliendo una formula che ricorda le"dieci domande" di Repubblica al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Queste le 10 osservazioni del direttoredel giornale dei vescovi: primo,la definizione di "noto omosessuale" non trova alcun riscontro neidocumenti giudiziari. Secondo, Boffonon è stato "attenzionato" per le suddette inclinazioni, come hachiarito il ministro dell'Interno, negando che esista alcuna forma di "schedatura".Terzo, non c'é mai stata una querelacontro Boffo da parte di una signora di Terni, perché la denuncia era statapresentata "contro ignoti da soggetti che ben conoscevano Boffo e la vocedi Boffo e che, quando hanno scoperto che era stato ipotizzato ilcoinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio, hanno rimesso laquerela".Quarto, non ci sonomai state intercettazioni, ma solo tabulati delle telefonate partite da uncellulare di Boffo. Quinto, ildirettore di Avvenire conosceva la donna vittima delle molestie, che avrebbequindi riconosciuto la sua voce se fosse stato lui a fare quelle chiamate. Sesto, non è vero che Boffo hascaricato le accuse su una terza persona, ma ha solo dichiarato ai magistratiche quel telefono avrebbe potuto essere utilizzato da altri. Settimo, non ci sono state"intimidazioni" né molestie a sfondo "sessuale", parolasemmai riferita negli atti, come ha specificato il gip di Terni, ai rapporti trala donna e il suo compagno. Falso è anche , scrive il direttore di Avvenireall'ottavo punto, che lui si sia maidetto colpevole offrendosi di patteggiare la pena. "Boffo non hapatteggiato alcunché e ha sempre rigettato l'accusa di essere stato autore ditelefonate moleste". Aveva invece pagato l'ammenda ritenendola "unasemplice remissione amministrativa conseguente agli effetti della remissionedella querela. Nono: Boffo contesta infine di avermai reso pubbliche "ricostruzioni" della vicenda, né chiamato incausa "nessun'altra persona, nessun ente e istituzione" e"nonostante il pesantissimo attacco diffamatorio del Giornale non intendeconsegnare niente e nessuno al tritacarne mediatico da questo generato ecoltivato". Decimo: infine,Boffo ribadisce che la "nota informativa" citata dal Giornale altronon è che "una lettera anonima diffamatoria".