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Salerno, 5 lavoratori Alcatel:

"Se si chiude ci diamo fuoco"

Michelangelo Bonessa
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 Dal ‘tutti su qualcosa', metodo di protesta lanciato dailavoratori della Innse di Milano, non si è tardato a fare un passo avanti. Anziun passo verso il basso. Adesso c'è il “mi do fuoco”. Gesti sempre più disperati di chi rischia il posto di lavoro. Infatti Cinque lavoratoridell'Alcatel di Battipaglia, Salerno, sono entrati nello stabilimento eminacciano di darsi fuoco con taniche di benzina e bombole di gas se non saràrivista la decisione dell'azienda di sospendere le attività manifatturiere. Gliincontri finora avuti per cercare una soluzione non hanno prodotto alcunrisultato. Nell'azienda, dove si realizzano apparati di telecomunicazione, sono200 i dipendenti, tra attività produttiva e ricerca e sviluppo, e altri 300 gliinterinali. "È necessario - sottolinea Giovanni Sgambati, segretariogenerale della Uilm Campania - che si attivi un percorso di confronto perevitare conseguenze drammatiche. Non é con gesti disperati che si risolve lasituazione". Quattro mesi senza stipendio: sale sul tetto - Unlavoratore della Ilmas, che produce componentistica per avionica e hastabilimenti in provincia di Torino, a Rivoli (110 dipendenti) e a Orbassano(68 dipendenti) e in provincia di Napoli ad Acerra (190 dipendenti), è salitoquesta mattina sul tetto della propria azienda, a Rivoli, in segno di protestaper la mancanza di stipendio da quattro mesi. Secondo il racconto dell'uomo,che ha moglie e figli ed è in cassa integrazione, oggi l'ufficiale giudiziariosarebbe andato a casa sua per pignorargli le proprietà. Sul tetto sono salitialtri tre operai per cercare di convincerlo a scendere e non fare gestiinconsulti. Sul posto sono presenti anche le forze dell'ordine

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